Il ladro del commissariato? Un poliziotto

«Questa vicenda di sicuro non ci farà passare un bel Natale» commenta scuro in volto Alessandro Marangoni. In effetti è sempre doloroso per un questore annunciare l’arresto di un proprio collaboratore. E nemmeno uno qualsiasi, ma un poliziotto con di 39anni di servizio alle spalle, coordinatore di commissariato, di fatto il numero 2, all’apice della sua carriera con il grado di sostituto commissario. Rivelatosi però un «traditore», come l’ha bollato senza tante giri di parole il questore Marangoni.
Grande infatti la delusione in via Fatebenefratelli per l’arresto di Nunzio Musarra, pescato letteralmente con le mani nel sacco mentre saccheggiava l’ufficio reperti del distretto Greco Turro. Una delusione evidente anche negli occhi del dirigente del commissariato Massimo Cataldi, solitamente fiero, come tutti i veri poliziotti, per il buon esito di un’indagine. Ma questa volta l’indagine riguarda una «mela marcia».
L’attività era partita quasi casualmente quando Cataldi, arrivato a luglio nell’ambito di una normale rotazione di dirigenti, aveva iniziato le solite «pulizie di primavera» nell’ufficio reperti. Una sorta di grande magazzino dove vanno a finire tutti gli oggetti sequestrati come armi, refurtiva o droga. Materiale che rimane in giacenza fino a quando termina l’iter processuale e la magistratura ne dispone la confisca, il dissequestro e la restituzione oppure la distruzione perché ormai inutilizzabile. Come un certo pc che il giudice aveva deciso di mandare al macero. Cataldi riteneva fosse ancora buono, pertanto ha scritto al magistrato di poterlo acquisire al patrimonio dello Stato. Dopo qualche giorno è arrivata la risposta affermativa ma del computer, nel frattempo, s’era persa ogni traccia.
Partono gli accertamenti e i sospetti si accentrano proprio su Musarra, sposato con figli, nato in provincia di Messina nel 1952, in polizia a 20 anni, dal 1977 a Greco Turro. Qui svolge tutta la sua carriera da funzionario fino all’ultimo gradino, quello di sostituto commissario, praticamente un dirigente. A cui viene affidato il ruolo di coordinatore di distretto, una sorta di numero 2. Non certo un «Serpico» ma piuttosto un «uomo macchina», indispensabile in ogni ufficio di polizia per conservarne la memoria storica.
Massimo Cataldi svolge una serie di controlli quindi ottiene dalla magistratura l’autorizzazione a perquisire due volte la casa del suo braccio destro tra fine ottobre e metà dicembre. Nei 19 giorni trascorsi tra una prima e una seconda perquisizione, come dimostrano i filmati, Musarra ha sottratto ancora una macchina fotografica, un kit di «spadini», una smerigliatrice e una telecamera. In totale nascondeva in casa 150 oggetti tra monili d’oro, posate, orologi (molti di marca), profumi altri pc, persino un trapano e un asciugacapelli. Molti articoli sono ancora confezionati e inscatolati, come se il sostituto commissario non si approvvigionasse solo all’ufficio reperti, ma magari fosse al centro di un piccolo traffico di ricettazione. Aspetti che verranno comunque chiariti nel corso delle indagini.

Il timore è comunque che l’attività del funzionario proseguisse indisturbata da anni: nel 1996 infatti venne indagato una prima volta per le strane sparizioni all’ufficio reperti. Non venne però trovato alcune riscontro e l’inchiesta venne archiviata.

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