Ecco gli uomini della cerchia «È solo la punta dell'iceberg»


Enrico Lagattolla

Ed eccola, la «cerchia». Ecco il giro degli affari, degli interessi comuni, dei favori e delle amicizie. È lo schema con cui la Procura sintetizza l'ultimo scandalo che ha investito Palazzo Marino, una storia di presunti appalti truccati sulle case-vacanza per i bambini milanesi e di tangenti ai versate a manager pubblici. È la rete del malaffare, secondo la ricostruzione degli inquirenti. Sono in dieci, uno legato all'altro da un unico, banale criterio di connessione: il tornaconto. Al centro c'è lei, Mariolina Moioli, ex assessore comunale alla Famiglia, scuola e politiche sociali. E la «cerchia», sottolineano i magistrati, è ancora attiva. Anzi, «attivissima».
La trama, dunque. L'ex assessore - scrivono i pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano - nomina Patrizio Mercadante (arrestato lunedì) direttore dei Servizi minori e giovani del Comune, assume Giulia Pezzoli (collaboratrice di Mercadante finita ai domiciliari) come dirigente nella sua segreteria, e piazza la figlia in un appartamento di proprietà dell'Istituto dei ciechi. Il segretario dell'Istituto dei ciechi Antonio Picheca (in carcere) paga una finta consulenza da 20mila euro a Mercadante ricevendo in cambio un finanziamento da 100mila euro; si occupa della campagna elettorale della Moioli; «ospita» in una casa della Fondazione il figlio del prefetto Gian Valerio Lombardi. Il quale - insistono i pm - si attiva su richiesta di Picheca per trovare un impiego a Mercadante quando il cambio della giunta lo lascerà a spasso. Anche la figlia dell'ex direttore centrale dell'assessorato alla Famiglia Carmela Madaffari ottiene un affitto dall'Istituto dei ciechi, oltre a un incarico alla Fondazione «Adolfo Pini» (di cui Picheca è commissario grazie alla nomina del prefetto Lombardi). La Fondazione paga anche Giuseppina Faranda, amica di Mercadante, che si attiva per far versare denaro ad Andrea Sciolti (8.500 euro per pagarsi l'affitto), nipote di Mercadante. Nella cerchia, infine, entra anche Maria Rita Callarotti, «del settore Minori e staff di Mercadante». Un intreccio da capogiro. Un quadro sconsolante. Ma è proprio l'intreccio di interessi alla base di tutto. «I fatti di corruzione, malversazione e truffa - si legge nella richiesta di custodia cautelare firmata dai pm - sono stati resi possibili proprio dallo sfruttamento di solidi legami tra soggetti che a diverso titolo detenevano (e detengono ancora oggi) un forte potere politico-amministrativo». Allo stato delle indagini, viene specificato, non tutti «risultano aver commesso reati ovviamente, ma, forse anche inconsapevolmente, si sono trovati a fornire alcuni dei fili di cui la fitta trama di illeciti, ancora da definire nella sua interezza, è costituita». È un passaggio importante. «I fatti descritti non rappresentano che la punta dell'iceberg di un presumibile piano ben più ampio di finanziamenti illeciti erogati dall'ufficio di Mercadante, verosimilmente su indicazione dell'assessorato di riferimento» e «tutti perpetrati con le medesime modalità criminose». Ecco il nodo. Un pericoloso link tra Mercadante e la Moioli. Il funzionario si muove - è l'ipotesi degli investigatori - su indicazione della politica. Una pista ancora da esplorare, ma evidentemente di grande interesse per magistrati e Guardia di finanza. Perché Mercadante - sui cui conti personali sono transitati in un anno «milioni di euro», movimenti «del tutto incompatibili con i redditi derivanti dalla sua attività lavorativa» - avrebbe favorito l'imprenditore Zambelli in gare d'appalto per un valore di oltre 32 milioni, e tra il 2010 e il 2011 avrebbe fatto piovere altri «finanziamenti illeciti» per 3 milioni a decine di società ed enti di varia natura, spesso per iniziative assai improbabili. Ma il funzionario - assieme agli altri indagati - viene anche descritto come persona di fiducia dell'ex assessore, la quale «promuove delibere di giunta che danno enormi poteri di finanziamento» al manager pubblico. Mentre Mercadante e soci sono «attivissimi» nella campagna elettorale della Moioli, trattano sulle spese per i manifesti e i camion pubblicitari (5mila euro per far viaggiare sei giorni i furgoni a «vela» con il volto della candidata), e discutono proprio di quei progetti finiti nel mirino della Procura. «Tutti i progetti che ho fatto - sbotta al telefono Mercadante in una conversazione del marzo scorso - sono tutti a persone sue (...). Lei sbaglia quando dice “Non ne so niente!”, come non ne sai niente!?». E dopo l'amarezza, la minaccia.

«Se dovesse veramente succedere qualcosa io dico tutte le persone... con cui ho fatto le cose... è sono tutte sue amiche... presentate da lei! Chi chiamava lei di là, “fate così, se no...” . Mica che andavo da solo, cazzo!».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica