Cronaca locale

Segretaria e truffatrice Derubava gli avvocati che l'avevano assunta

Segretaria e truffatrice Derubava gli avvocati che l'avevano assunta

Il terrore degli avvocati meneghini? Non è il Fisco. Non solo quello, almeno. Da qualche tempo, per i professionisti del foro ambrosiano, il diavolo veste donna. E la donna che inquieta i sonni delle toghe avrebbe il volto e il nome di una fanciulla dai modi garbati e dall'eloquio affabile, ma capace, secondo gli inquirenti, di svuotare i conti correnti degli studi legali per rimpinguare il suo.
Lei si chiama E.B.: ha 39 anni, origini calabresi e una presunzione di innocenza che le spetta per diritto, almeno fino a prova contraria. Di certo, nel suo passato recente, la donna ha avuto più d'un guaio con la giustizia. Il 27 maggio del 2005, ad esempio, patteggia una pena di un anno e due mesi di reclusione (col beneficio della sospensione condizionale). La Procura le contesta di aver approfittato della sua qualità di segretaria per appropriarsi indebitamente - a più riprese, con artifizi e raggiri, come è scritto nel capo di imputazione -, di decine e decine di migliaia di euro sottratti all'avvocato che l'aveva presa a lavorare con sé.
Il patteggiamento chiude la vicenda, non la storia. La trentanovenne, infatti, licenziata in tronco dal suo primo datore di lavoro, trova impiego presso un affermato studio legale, con uffici nel cuore della città. E qui rimane all'incirca per un lustro. Fino a quando, nel 2009, anche il nuovo dominus la denunzia alla Polizia, addebitandole la sparizione di ingenti somme, più o meno 200mila euro, portate via telematicamente: qualche fattura data per pagata ma in realtà mai saldata, mensilità del proprio stipendio autoliquidate due volte, conti in ordine ma mai effettivamente a posto. Si torna così in Tribunale, da dove E. B. esce, nell'aprile del 2012, con una condanna. In coda alla fase dibattimentale i giudici le infliggono stavolta un anno e dieci mesi. I suoi legali impugnano in appello, ma intanto s'è già aperta la terza fase della storia infinita. Perché prima che arrivi l'estate, la giovane calabrese finisce al centro di nuove indagini, nate dall'ennesima querela nei suoi confronti. Sempre uguali le accuse: truffa e appropriazione indebita per decine di migliaia di euro. A muoverle, ancora un avvocato. Un altro che alla donna aveva dato fiducia affidando le chiavi dello studio e dei conti correnti.
Sul caso, a Palazzo di Giustizia, nessuno si sbottona: inchiesta in corso. Ogni giudizio o valutazione sarebbe dunque affrettato. Ma in seno all'avvocatura milanese l'ennesimo capitolo della saga, il terzo in meno d'un decennio, suscita reazioni che infrangono il silenzio che aveva fin qui imbrigliato l'affaire vuoi per riservatezza, vuoi per quieto vivere, vuoi per timore di tirarsi addosso cattiva pubblicità. Quella che invece pare non temere una coraggiosa Francesca Maria Zanasi, avvocato (e giornalista) ultima vittima dei presunti raggiri di E. la segretaria. «Non mi dilungo sugli aspetti giudiziari della questione - dice - ma avanzo un auspicio: il nominativo della ragazza mi era pervenuto attraverso gli annunci che l'Ordine forense pubblica sulla bacheca del suo sito. Forse non sarebbe male che al riguardo proprio l'Ordine esercitasse un controllo più incisivo».
Perché magari alla fine di tutto E. B. riuscirà pure a dimostrare la sua innocenza, ma intanto ha seminato il panico tra gli avvocati ambrosiani. Come e più degli studi di settore..

.

Commenti