’Ndrangheta a Milano? La Russa: «Io la combatto ma c’è chi getta fango»

Il ministro Ignazio La Russa rivela un piano della criminalità organizzata per eliminarlo. E lo fa proprio il giorno in cui il Fatto quotidiano, giornale dell’ex direttore dell’Unità Antonio Padellaro e di Marco Travaglio, lo accusa di aver incassato voti della ’ndrangheta alle ultime elezioni europee della scorsa primavera. Un affresco con epicentro Trezzano sul Naviglio e il consigliere comunale del Pdl Michele Iannuzzi oggi in carcere perché sospettato di procacciare affari per una società in odore di ’ndrangheta. A comparire in alcune intercettazioni riportate dalla gazzetta giustizialista, il nome di La Russa verso il quale Iannuzzi e Alfredo Iorio volevano indirizzare i voti della campagna elettorale della scorsa primavera per le elezioni europee.
A far da contorno e in ordine sparso compaiono anche i nomi di Carlo Fidanza, Marco Osnato, Licia Ronzulli, Giulio Gallera, Alessandro Colucci, Angelo Giammario, Stefano Maullu e Fabio Altitonante. Per rendere il tutto più piccante, nell’articolo compaiono la cosca Papalia-Barbaro, radici a Platì e affari a Buccinasco e accennate relazioni della Dia. Quasi a far intendere che sulla politica milanese ci siano le mani della ’ndrangheta. «Una vergogna - tuona La Russa -. In quell’articolo ci sono solo quattro frasi virgolettate non si sa bene perché e un po’ di fumo. La vergogna è nel titolo. La solita tattica del Fatto che lancia il sasso e nasconde la mano. Io Iannuzzi non lo conosco.

Ma mi sono informato, era un consigliere comunale perbene e non era mai stato raggiunto da un’iniziativa giudiziaria. Lo ringrazio perché diceva di votare La Russa. Che facesse campagna per me lo trovo normale, naturale».

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