
Sul tema della detenzione di Ilaria Salis in Ungheria si è espresso il ministro Nordio, a margine della sigla del protocollo per l’assegnazione di alloggi di proprietà dell’Aler al personale dell’Amministrazione giudiziaria con Regione Lombardia, a Milano: “Sulla questione della Salis se ci fossero aggiornamenti non potrei dirvelo: è una questione che ha due aspetti. Un aspetto è procedurale e su questo è stata imboccata la strada giusta. Per un anno erano stati chiesti gli arresti domiciliari in Italia, cosa che non era consentita dagli accordi internazionali. Ora sono chiesti gli arresti domiciliari all’autorità ungherese in Ungheria, che è sovrana, ma se fossero concessi gli arresti domiciliari in Ungheria allora sì, potremmo procedere con una richiesta per la trasformazione degli arresti domiciliari in Italia. Non si è potuto fare per ora perché la transizione dalla detenzione carceraria in Ungheria alla detenzione domiciliare in Italia, senza il transito della detenzione domiciliare in Ungheria, non era possibile. Dal punto di vista procedurale siamo in fase avanzata”. (Alexander Jakhnagiev)

“Abbiamo raggiunto un punto cruciale, di non ritorno, e credo sia necessaria una profonda riflessione che dovrebbe essere non solo normativa, ma anche politica. Ieri ho avuto un incontro con il ministro della Difesa Crosetto e credo che adesso si debba riflettere sulla necessità dell’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta con poteri dell’inquirente per analizzare una volta per tutte questa deviazione che già si era rivelata gravissima ai tempi dello scandalo Palamara “, lo afferma sul tema del dossieraggio il ministro della Giustizia Nordio a Milano, a margine della sigla dell’accordo con Regione Lombardia per l’assegnazione di alloggi di proprietà dell’Aler al personale dell’Amministrazione giudiziaria. (Alexander Jakhnagiev)

Azione contor il McDonald di Milano durante il corteo dell'8 marzo a Milano | video ccs_riot_maker

Il responsabile è stato identificato grazie a un tatuaggio sulla mano

Proteste contro Starbucks durante la manifestazione di Non una di meno e dei collettivi studenteschi a Milano. "Boycott Starbucks, finanzia Israele: hanno le mani sporche di sangue", hanno urlato accendendo anche dei fumogeni

A margine del corteo per lo sciopero generale transfemminista a Milano, Emma, rappresentante di “Non una di meno”, movimento femminista e transfemminista organizzatore della protesta, ha parlato delle motivazioni che hanno mosso la manifestazione: “Dall’inizio del 2024 sono 18 i femminicidio, una donna ogni due giorni, e non è normale. Non c’è niente da festeggiare oggi: vogliamo chiedere educazione sessuale nelle scuole e che il Governo prenda posizione di fronte ai femminicidio”. (Alexander Jakhnagiev)

Nel corso del corteo per lo sciopero generale transfemminista, i manifestanti hanno verniciato le vetrine di Règus, uno spazio per il coworking, con diverse scritte contro la violenza di genere e pro Palestina. Tra le scritte anche una dedicata alla Salis: “Ilaria libera”. (Alexander Jakhnagiev)

Il corteo per lo sciopero generale transfemminista è passato anche da piazza Duomo, a Milano: i manifestanti della protesta organizzata dal movimento femminista e transfemminista "Non una di meno" hanno posato con la pancia pitturato davanti al Duomo, accendendo diversi fumogeni. (Alexander Jakhnagiev)

È partito da Largo Cairoli il corteo degli studenti e del mondo della formazione aderenti allo sciopero generale transfemminista: centinaia di manifestanti si sono riversati per le strade per urlare in nome della lotta contro la violenza di genere, ma non solo. Nel corso del corteo anche cori e striscioni pro Palestina. (Alexander Jakhnagiev)

Non solo la lotta contro la violenza si genere: tra i temi affrontati nel corso del corteo per lo sciopero generale transfemminista c'è anche quello della guerra a Gaza e del sostegno pro Palestina. I manifestanti, a Milano, hanno versato un bidone di vernice rossa davanti all'ingresso di Starbucks, a due passi dal Duomo, al grido di "Boycott Starbucks". (Alexander Jakhnagiev)
