
Padre Firas Lutfi, 41 anni, ci riceve a pochi passi dalla Basilica di San Giovanni. Resterà a Roma ancora per poco. Francescano della Custodia di Terra Santa, Padre Firas ha affrontato un viaggio lungo e pericoloso per lasciare Aleppo – dove ritornerà nei prossimi giorni – e raggiungere la Riviera romagnola per portare il suo messaggio di pace alla 37° edizione del Meeting dell’Amicizia tra i popoli.

Ora la Siria si sta trovando davanti a un momento cruciale. Se Aleppo dovesse venire completamente liberata dalle forze ribelli che la tengono in ostaggio, tutto il castello di carte portato avanti anche dall’Occidente per far cadere Bashar Al Assad verrebbe giù. E i siriani dovranno imparare da quei bambini di Latakia: dovranno riuscire a non odiare.

Alla fine ne ha parlato Le Parisien. La foto del piccolo Omran, quella foto che giustamente ha commosso tutto il mondo, è stata scattata da Mahmoud Rslan, non un reporter qualunque, ma un attivista “vicino” al gruppo Harakat Nour al-Din al-Zenki, gruppo ribelle – ovviamente “moderato” – sostenuto da Arabia Saudita e Stati Uniti.

Mambij fino a pochi giorni fa era sconosciuta al grande pubblico; del resto, si tratta di una cittadina della periferia siriana, prima della guerra contava circa ottantamila abitanti suddivisi in due grandi realtà etniche: arabi siriani da un lato, curdi dall’altro

Non bisognava essere dei geni per comprendere che, dietro al cambio di nome di Jabhat Al Nusra in Jabhat Fateh al-Sham, ci fosse solamente un nuovo brand per un contenuto vecchio come il cucco: Al Qaida

Dopo l’abbattimento dell’elicottero russo nella provincia di Idlib, ecco che arrivano le richieste per la restituzione dei corpi dei militari russi da parte del Coordinamento affari dei prigionieri, organizzazione attiva in Siria che ha il compito di trattare lo scambio di caduti e prigionieri tra le fazioni dei ribelli e l’asse Russia, Siria e Iran

La battaglia in corso ad Aleppo tra le forze del regime di Bashar Al Assad, sostenute dall’aviazione russa, e gli Hezbollah libanesi e le forze eterogenee del fronte dei ribelli non è soltanto l’ennesima e drammatica pagina del conflitto siriano ormai in atto dal 2011. L’offensiva lanciata dai ribelli lo scorso 30 – 31 luglio ha come obiettivo quello di rompere l’assedio delle forze governative alla città di Aleppo il cui controllo, con il passare dei giorni, si va sempre più connotando di significati strategici per le sorti del conflitto

Anwar è una bimba palestinese di otto anni che vive a Hebron. Stava giocando insieme ai fratelli in strada, quando un militare israeliano l'ha bloccata e le ha sequestrato la bici. La sua colpa è stata quella di stare su un percorso riservato agli israeliani, la al-Ibrahimi Sreet: una via principale della città che passa vicino alla Tomba dei Patriarchi e che dal 2012 le forze di sicurezza israeliane hanno chiuso ai palestinesi. La scena è stata ripresa dagli attivisti di B'Tselem, un'associazione che si occupa di promuovere e difendere i diritti umani nei territori occupati, che l'ha pubblicato sul canale YouTube.

Non basta l’orrore dei ribelli siriani. Dopo l’abbattimento dell’elicottero russo, anche ilgiornalista Mousa Al Omar, attivo sostenitore (da Londra) degli oppositori di Bashar Al Assad, ha voluto dire la sua con un tweet: “Se la pilota fosse rimasta viva sarebbero stati più felici”. Un tweet come tanti, se non fosse che Omar è una delle voci considerate tra le più autorevoli per i media occidentali

I commenti choc dei fan dei "ribelli moderati" nel gruppo su Facebook: gioiscono per la morte dei piloti. I russi? Sono "terroristi cristiani"
