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“La nostra sicurezza è oggi messa in dubbio dal cambiamento nella politica estera del nostro maggior alleato rispetto alla Russia che, con l’invasione dell’Ucraina, ha dimostrato di essere una minaccia concreta per l’Unione Europea. L’Europa è oggi più sola nei fori internazionali, come è accaduto di recente alle Nazioni Unite, e si chiede chi difenderà i suoi confini in caso di aggressione esterna – e con quali mezzi. L’Europa avrebbe dovuto comunque combattere la stagnazione della sua economia e assumere maggiori responsabilità per la propria difesa in presenza di un minore impegno americano da tempo annunciato. Ma gli indirizzi della nuova amministrazione hanno drammaticamente ridotto il tempo disponibile. Speriamo ci spingano con eguale energia ad affrontare le complessità politiche e istituzionali che hanno finora ritardato la nostra azione”. Così Mario Draghi in audizione davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato. Senato (Alexander Jakhnagiev)

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Draghi: "Difesa comune Ue passaggio obbligato, nostra sicurezza messa in dubbio da svolta Trump"

“Quando la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, mi ha chiesto di redigere un Rapporto sulla Competitività, i ritardi accumulati dall’Unione apparivano già preoccupanti. L’Unione Europea ha garantito per decenni ai suoi cittadini pace, prosperità, solidarietà e, insieme all’alleato americano, sicurezza, sovranità e indipendenza. Questi sono i valori costituenti della nostra società europea. Questi valori sono oggi posti in discussione. La nostra prosperità, già minacciata dalla bassa crescita per molti anni, si basava su un ordine delle relazioni internazionali e commerciali oggi sconvolto dalle politiche protezionistiche del nostro maggiore partner. I dazi, le tariffe e le altre politiche commerciali che sono state annunciate avranno un forte impatto sulle imprese italiane ed europee”. Così Mario Draghi in audizione davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato. Senato (Alexander Jakhnagiev)

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Draghi: "I dazi Usa avranno un forte impatto sulle imprese italiane e Ue"

“È un grande piacere avere l’occasione di approfondire con voi i contenuti del Rapporto sul Futuro della Competitività Europea. Ringrazio i Presidenti per l’invito. E ringrazio tutti voi per l’interesse e per i contributi che sono certo arricchiranno un dibattito che ritengo decisivo per il futuro dei cittadini italiani ed europei. Tra l’altro, è la prima volta che torno in Parlamento dopo la fine del mio mandato da Presidente del Consiglio. Lo faccio con un po’ di emozione e con tanta gratitudine per quello che questa istituzione ha saputo fare in anni molto complicati per il Paese – e per quanto sta ancora facendo”. Così Mario Draghi in audizione davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato. Senato (Alexander Jakhnagiev)

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Draghi: "Emozione ritornare per la prima volta in Parlamento dopo fine del mio mandato"

L’Ocse ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica per l’Italia, in linea con i tagli effettuati su tutta l’economia globale. Ora per quest’anno l’organizzazione parigina pronostica un più 0,7% del Pil, cui dovrebbe seguire un più 0,9% nel 2026. Nello studio l’Ocse rileva che l’Italia, assieme alla Spagna, la Turchia e il Brasile, è tra i Paesi in cui gli attuali tassi di disoccupazione risultano particolarmente bassi, rispetto ai livelli del 2018-2019. Ecco la tabella mostrata in conferenza stampa dal capo economista dell’Ocse, Alvaro Santos Pereira. Ocse (Alexander Jakhnagiev)

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L'Ocse taglia stime del Pil italiano 2025 e 2026. Disoccupazione particolarmente bassa

“Finora i dazi non hanno avuto un grande impatto sull’Italia, ma la situazione potrebbe cambiare. È un Paese che esporta molto, quindi se c’è più protezionismo sarà coinvolta. È molto probabile che questo avvenga, anche se continuiamo a sperare che non sia così”. Lo ha detto il capo economista dell’Ocse, Alvaro Santos Pereira. Ocse (Alexander Jakhnagiev)

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Dazi Usa, Pereira (Ocse): Italia finora poco colpita, ma come Paese esportatore rischia

"Per essere chiari non sto parlando della decisione degli Stati Uniti di uscire dall'Oms, che non commenterò oggi. Sto parlando del taglio dei fondi Usaid. L'impatto di questi tagli già lo stiamo vedendo, ci sono ora gravi interruzioni nella fornitura di farmaci diagnostici per la malaria e per l'acquisto delle zanzariere, negli ultimi 20 anni gli Usa sono stati il maggiore donatore nella lotta contro la malaria, contribuendo a prevenire circa 2,2 miliardi di casi e 12,7 milioni di morti. Per quanto riguarda l'Aids rischiamo più di 3 milioni di morti". Così Ghebreyesus dell'Oms. WHO (Alexander Jakhnagiev)

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Ghebreyesus (Oms): “Con taglio fondi Usaid a rischio vita di milioni di persone”
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