Alessandro Politi

Denise Pipitone ha 4 anni quando, il 1° settembre 2004 alle 11:45, scompare a Mazara del Vallo mentre gioca davanti al cancello di casa. La nonna è in cucina, la zia la intravede dalla finestra, il cuginetto rientra: da quel momento, nessuna traccia utile. Le indagini si aprono subito e si concentrano anche sull’ambito familiare. Nei giorni successivi, gli investigatori scoprono che il marito di Piera Maggio, Toni Pipitone, non è il padre biologico di Denise. Il vero padre è Pietro Pulizzi, all’epoca sposato con Anna Corona. Da quel matrimonio è nata Jessica Pulizzi, sorellastra di Denise. Secondo l’accusa, Jessica e la madre avrebbero visto in Piera Maggio e in Denise la causa della fine della loro famiglia. Il movente ipotizzato era la gelosia e il rancore. Ma nei processi i sospetti non si sono mai tradotti in condanne: Jessica è stata assolta in via definitiva e Anna Corona non è mai stata rinviata a giudizio. Per la giustizia italiana le due donne sono innocenti. Il giornalista investigativo Alessandro Politi ha analizzato il caso mettendo in ordine tutti i pezzi: ricostruzioni, errori, piste alternative e testimonianze che in vent’anni hanno alimentato più domande che risposte. Una sola domanda, però, resta identica dal 2004: dov’è Denise Pipitone? E chi l’ha portata via, in pieno giorno, a pochi passi da casa?

Alessandro Politi
Bambina Scomparsa sotto casa: il mistero senza fine

Un medico stimato, volto noto dell’Inter ai tempi della Grande Inter, viene giustiziato con tre colpi di pistola all’alba, davanti casa sua, nel cuore di Milano. È il 18 febbraio 1992, lo stesso giorno in cui esplode Tangentopoli. Mentre l’Italia guarda altrove, un omicidio chirurgico viene archiviato troppo in fretta.Nessun testimone chiave, nessun colpevole. Ma oggi, a oltre trent’anni di distanza, riemergono dettagli mai approfonditi: la pistola usata per uccidere sarebbe collegata a un altro delitto firmato “Falange Armata”; i sospetti su un collega armato fino ai denti restano sullo sfondo, e una possibile minaccia avvenuta un mese prima non è mai stata chiarita.Chi ha ucciso il medico dell’Inter? E perché?

Alessandro Politi
Medico dell’Inter giustiziato. Il mistero che Milano non ha mai chiarito

Roma, 24 febbraio 1987. In un appartamento al civico 35 di via Levanna, nel quartiere Monte Sacro, si consuma uno degli omicidi più crudeli e inspiegabili della cronaca italiana. Cristiano Aprile ha 12 anni, è a casa con la madre e la sorella maggiore. Un ragazzo dall’aspetto gentile, magro, con gli occhiali da vista, suona il citofono. Dice di dover ritirare un libro di elettrotecnica lasciato dal padre, che è professore. La madre lo fa salire. Bastano pochi istanti: il giovane entra, tira fuori un coltello, ferisce gravemente la donna, colpisce la figlia, poi si accanisce su Cristiano. Lo colpisce venti volte. Venti. Un’esecuzione, non una rapina. Il ragazzo conosce la casa, si muove con sicurezza, sa riconoscere un volto ritratto in un quadro. Prima di uscire, insanguinato, pronuncia parole che fanno pensare a un legame personale con la famiglia. Poi se ne va. Cammina, non corre. Passa davanti a testimoni, ma nessuno lo ferma. È mattina, ci sono scuole, bar, uffici. Eppure il killer sparisce nel nulla. Nonostante la descrizione dettagliata, non verrà mai identificato. Da allora, nessun colpevole. Nessun processo. Nessuna risposta alle domande che ancora oggi tormentano chi ha conosciuto quella storia. Perché colpire proprio Cristiano? Chi era davvero quel ragazzo? E com’è possibile che, in piena città, un assassino così visibile non sia mai stato preso?

Alessandro Politi
Chi ha ucciso Cristiano Aprile? Il mistero della Capitale

L’analisi del giornalista investigativo Alessandro Politi su uno dei casi più discussi della cronaca italiana. Una casa silenziosa. Una studentessa sgozzata. Nessun testimone. È il 2 novembre 2007 quando la studentessa britannica di 21 anni Meredith Kercher viene trovata senza vita nella sua stanza a Perugia. L’unico condannato è Rudy Guede, ma qualcosa per gli investigatori non torna: il DNA di Sollecito sul reggiseno poi smentito, il coltello “sporco” ma contestato, l’accusa di Amanda a un innocente, la violazione dei suoi diritti, i depistaggi, le versioni che cambiano.

Alessandro Politi
Diciotto anni dopo, restano troppe domande e una certezza amara: Meredith ma ha avuto davvero giustizia?

Il 26 agosto 2010, ad Avetrana, la quindicenne Sarah Scazzi scompare nel nulla. Dopo 41 giorni il suo corpo viene ritrovato in un pozzo. Per il delitto vengono condannate all’ergastolo la cugina Sabrina Misseri e la zia Cosima Serrano. Lo zio Michele Misseri, che si autoaccusò per poi cambiare più volte versione, viene condannato a 8 anni per soppressione di cadavere.Nonostante le sentenze definitive, restano dubbi. Le celle telefoniche collocano Sabrina e Cosima nei pressi del pozzo il giorno dopo la scomparsa. Il cellulare di Sarah, in parte bruciato, viene ritrovato settimane dopo da Michele Misseri, che lo aveva nascosto. Il movente ipotizzato è la gelosia per un ragazzo, ma appare debole. Le testimonianze, a tratti contraddittorie e ritrattate, hanno contribuito a generare depistaggi e zone d’ombra.Nel 2024 la Corte europea ha respinto l’ultimo ricorso. Lo stesso anno Michele è tornato libero e ha ribadito di essere l’unico colpevole. Si parla ora di possibili nuove analisi sul DNA trovato sotto le unghie di Sarah. A distanza di quindici anni, la verità su Avetrana resta, per molti, ancora incompleta.

Alessandro Politi
Sarah Scazzi: abbiamo creduto alla bugia giusta?

Yara Gambirasio aveva solo 13 anni quando è scomparsa. Era il 26 novembre 2010. Tre mesi dopo, il suo corpo viene ritrovato in un campo. Anni di indagini, migliaia di test, fino all’arresto di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo. La prova decisiva? Una traccia di DNA trovata sugli slip della ragazza.Oggi, a 15 anni dal delitto, ci sono solo due certezze: per la giustizia Massimo Bossetti ha ucciso Yara Gambirasio, l’altra è che il DNA che l’ha portato alla condanna non si potrà mai più ricontrollare. Bossetti si è sempre professato innocente.

Alessandro Politi
Bossetti: e se la prova regina fosse sbagliata?

Chi si nasconde dietro Unabomber? Dal 1994 al 2006 ha seminato il terrore nel Nord-Est con ordigni esplosivi nascosti in oggetti comuni: ovetti Kinder, tubetti di pomodoro, candele. Nessuna rivendicazione, nessun colpevole. Ma oggi, grazie a nuove analisi genetiche, la verità potrebbe essere più vicina.

Alessandro Politi
Unabomber: il mistero che terrorizzò l'Italia resterà senza soluzione?

Da mesi, i nomi delle gemelle Cappa sono tornati al centro del dibattito sul caso Garlasco. Una serie di teorie, sospetti e ricostruzioni – spesso rilanciate sui social e dalla stampa – hanno alimentato nuove ombre su persone che, è doveroso ricordarlo, non sono mai state indagate. Né oggi né nel 2007, né le gemelle, né i membri della loro famiglia. Lo stesso vale per il fratello di Chiara Poggi e per altri soggetti tirati in ballo negli anni: nessuno di loro ha mai avuto un ruolo formale nelle indagini.In questo video analizziamo dieci punti chiave: elementi spesso travisati, testimonianze smentite, coincidenze divenute illazioni.
Ad oggi non esiste nessuna prova concreta, nessun capo d’accusa, nessun riscontro investigativo. Solo ipotesi suggestive, interpretazioni fantasiose e – in alcuni casi – vere e proprie diffamazioni.Una ricostruzione rigorosa, nel pieno rispetto della presunzione di innocenza e della dignità delle persone coinvolte. Perché raccontare un fatto di cronaca richiede attenzione, responsabilità e memoria lunga.

Alessandro Politi
Delitto di Garlasco: le teorie sulle gemelle Cappa

Roma, 7 maggio 1983. Una ragazza di 15 anni esce di casa dopo una telefonata… e non torna mai più. Nessuna traccia, solo silenzi e troppe domande rimaste aperte. Chi l’ha rapita? E cosa c’entra con la scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta poche settimane dopo? Un intreccio inquietante, una verità che qualcuno nasconde da 42 anni.

Alessandro Politi
“Mirella Gregori: Un mistero che da 42 anni Roma non ha mai risolto”

Il caso Madeleine McCann non è più un mistero congelato nel tempo. Oggi ha un nome, una pista, prove mai viste prima. Due confessioni, una cella telefonica agganciata la notte della scomparsa, una Jaguar che scompare e riappare, un casolare pieno di costumi da bambina, giocattoli e hard disk nascosti sotto terra con 80 giga di materiale segreto. E una domanda che nessuno può più evitare: è lui l’uomo che cercavamo da vent’anni? Ecco perché la procura tedesca è certa che Christian Brückner sia coinvolto nel rapimento e nella scomparsa della piccola Maddie. E perché la verità, oggi, è più vicina che mai.

Alessandro Politi
Maddie sparita a 3 anni. Il sospettato libero tra poco
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