Alessandro Politi

Elisa Claps scompare a Potenza il 12 settembre 1993. Va alla Santissima Trinità per incontrare Danilo Restivo, ma non ne uscirà mai più. Il suo corpo verrà ritrovato soltanto nel 2010, mummificato, con i jeans aperti, il reggiseno tagliato e gli oggetti personali accanto. L’autopsia parlerà di coltellate e soffocamento. Sarà il RIS a trovare sulle sue maglie le tracce genetiche di Restivo, condannato in Italia a 30 anni e in Inghilterra a una pena di 40 per l’omicidio di una sua vicina di casa britannica.Ma i misteri restano: un’indagine partita male, piste fantasiose, il sottotetto forse mai davvero controllato, i presunti silenzi della parrocchia, i depistaggi e le omissioni. La giustizia ha condannato l’assassino, ma non ha risposto a una domanda: chi ha protetto per 17 anni il silenzio che ha nascosto Elisa sopra un altare?È online l’analisi completa del giornalista investigativo Alessandro Politi, con tutti i dettagli e le anomalie di uno dei casi più oscuri della nostra storia recente.

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Minorenne dimenticata per 17 anni nel sottotetto di una chiesa

Cagliari, 4 febbraio 1995. Manuela Murgia ha appena 16 anni quando esce di casa dopo una telefonata misteriosa e viene vista salire su un’auto blu. Da quel momento scompare. Il giorno dopo il suo corpo viene trovato a Tuvixeddu, in un luogo isolato e degradato. Le indagini dell’epoca archiviano presto la vicenda parlando di un gesto volontario della minorenne, ma da subito emergono elementi che non convincono: i soldi nascosti in bagno, le chiamate enigmatiche, il portafogli e il fazzoletto lontani dal corpo, i vestiti sporchi in modo incoerente, le ferite incompatibili con la ricostruzione ufficiale. Troppe domande rimaste senza risposta per trent’anni. Oggi il caso è stato riaperto: nuovi accertamenti sugli abiti e la richiesta di riesumazione del corpo. La ricerca della verità non è finita. Cos’è successo davvero a Manuela?

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Una ragazzina di 16 anni, un salto nel vuoto e un segreto mai rivelato

Torino, quartiere Vanchiglia. Il 14 febbraio 1958 Mario Giliberti, 27 anni, scompare nel nulla. Undici giorni dopo viene ritrovato senza vita nella sua stanza al piano terra di via Fontanesi 20: diciotto coltellate, il corpo coperto da un lenzuolo, nessun segno di effrazione. Accanto, un biglietto inquietante: “Troverete l’ASSINO”.Da quel momento iniziano ad arrivare lettere firmate Diabolich: giochi di parole, messaggi cifrati, frasi scritte da destra a sinistra. Un killer-enigmista che sfida polizia e opinione pubblica.A quasi settant’anni di distanza, il delitto di Mario Giliberti resta uno dei misteri più oscuri e affascinanti della cronaca italiana.È Online l’analisi completa del giornalista investigativo Alessandro Politi su questo caso incredibile, con tutti i dettagli e le anomalie di una vicenda che ancora oggi non ha trovato risposta.

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Il killer enigmista: mistero a Torino

È il 28 aprile 1986 quando la cantante veronese Graziella Franchini, in arte “Lolita”, 35 anni, viene trovata senza vita nel suo appartamento a Lamezia Terme in Calabria.Il corpo della cantante è sfigurato e colpito con ferocia; l’arma usata è il collo spezzato di una damigiana trovata dall’assassino nell’appartamento della vittima.Le indagini portano a un processo contro due donne, poi assolte: nessun colpevole definitivo, fascicolo archiviato. A quasi quarant’anni di distanza, quello di Lolita resta uno dei delitti irrisolti più dolorosi della cronaca italiana.L’analisi di Alessandro Politi, docente e direttore del Laboratorio di giornalismo investigativo dell’Università degli Studi di Milano, è ora online su tutti i canali social della testata.

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La morte misteriosa della cantante di Sanremo: il giallo mai risolto

Denise Pipitone ha 4 anni quando, il 1° settembre 2004 alle 11:45, scompare a Mazara del Vallo mentre gioca davanti al cancello di casa. La nonna è in cucina, la zia la intravede dalla finestra, il cuginetto rientra: da quel momento, nessuna traccia utile. Le indagini si aprono subito e si concentrano anche sull’ambito familiare. Nei giorni successivi, gli investigatori scoprono che il marito di Piera Maggio, Toni Pipitone, non è il padre biologico di Denise. Il vero padre è Pietro Pulizzi, all’epoca sposato con Anna Corona. Da quel matrimonio è nata Jessica Pulizzi, sorellastra di Denise. Secondo l’accusa, Jessica e la madre avrebbero visto in Piera Maggio e in Denise la causa della fine della loro famiglia. Il movente ipotizzato era la gelosia e il rancore. Ma nei processi i sospetti non si sono mai tradotti in condanne: Jessica è stata assolta in via definitiva e Anna Corona non è mai stata rinviata a giudizio. Per la giustizia italiana le due donne sono innocenti. Il giornalista investigativo Alessandro Politi ha analizzato il caso mettendo in ordine tutti i pezzi: ricostruzioni, errori, piste alternative e testimonianze che in vent’anni hanno alimentato più domande che risposte. Una sola domanda, però, resta identica dal 2004: dov’è Denise Pipitone? E chi l’ha portata via, in pieno giorno, a pochi passi da casa?

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Bambina Scomparsa sotto casa: il mistero senza fine

Un medico stimato, volto noto dell’Inter ai tempi della Grande Inter, viene giustiziato con tre colpi di pistola all’alba, davanti casa sua, nel cuore di Milano. È il 18 febbraio 1992, lo stesso giorno in cui esplode Tangentopoli. Mentre l’Italia guarda altrove, un omicidio chirurgico viene archiviato troppo in fretta.Nessun testimone chiave, nessun colpevole. Ma oggi, a oltre trent’anni di distanza, riemergono dettagli mai approfonditi: la pistola usata per uccidere sarebbe collegata a un altro delitto firmato “Falange Armata”; i sospetti su un collega armato fino ai denti restano sullo sfondo, e una possibile minaccia avvenuta un mese prima non è mai stata chiarita.Chi ha ucciso il medico dell’Inter? E perché?

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Medico dell’Inter giustiziato. Il mistero che Milano non ha mai chiarito

Roma, 24 febbraio 1987. In un appartamento al civico 35 di via Levanna, nel quartiere Monte Sacro, si consuma uno degli omicidi più crudeli e inspiegabili della cronaca italiana. Cristiano Aprile ha 12 anni, è a casa con la madre e la sorella maggiore. Un ragazzo dall’aspetto gentile, magro, con gli occhiali da vista, suona il citofono. Dice di dover ritirare un libro di elettrotecnica lasciato dal padre, che è professore. La madre lo fa salire. Bastano pochi istanti: il giovane entra, tira fuori un coltello, ferisce gravemente la donna, colpisce la figlia, poi si accanisce su Cristiano. Lo colpisce venti volte. Venti. Un’esecuzione, non una rapina. Il ragazzo conosce la casa, si muove con sicurezza, sa riconoscere un volto ritratto in un quadro. Prima di uscire, insanguinato, pronuncia parole che fanno pensare a un legame personale con la famiglia. Poi se ne va. Cammina, non corre. Passa davanti a testimoni, ma nessuno lo ferma. È mattina, ci sono scuole, bar, uffici. Eppure il killer sparisce nel nulla. Nonostante la descrizione dettagliata, non verrà mai identificato. Da allora, nessun colpevole. Nessun processo. Nessuna risposta alle domande che ancora oggi tormentano chi ha conosciuto quella storia. Perché colpire proprio Cristiano? Chi era davvero quel ragazzo? E com’è possibile che, in piena città, un assassino così visibile non sia mai stato preso?

Alessandro Politi
Chi ha ucciso Cristiano Aprile? Il mistero della Capitale

L’analisi del giornalista investigativo Alessandro Politi su uno dei casi più discussi della cronaca italiana. Una casa silenziosa. Una studentessa sgozzata. Nessun testimone. È il 2 novembre 2007 quando la studentessa britannica di 21 anni Meredith Kercher viene trovata senza vita nella sua stanza a Perugia. L’unico condannato è Rudy Guede, ma qualcosa per gli investigatori non torna: il DNA di Sollecito sul reggiseno poi smentito, il coltello “sporco” ma contestato, l’accusa di Amanda a un innocente, la violazione dei suoi diritti, i depistaggi, le versioni che cambiano.

Alessandro Politi
Diciotto anni dopo, restano troppe domande e una certezza amara: Meredith ma ha avuto davvero giustizia?

Il 26 agosto 2010, ad Avetrana, la quindicenne Sarah Scazzi scompare nel nulla. Dopo 41 giorni il suo corpo viene ritrovato in un pozzo. Per il delitto vengono condannate all’ergastolo la cugina Sabrina Misseri e la zia Cosima Serrano. Lo zio Michele Misseri, che si autoaccusò per poi cambiare più volte versione, viene condannato a 8 anni per soppressione di cadavere.Nonostante le sentenze definitive, restano dubbi. Le celle telefoniche collocano Sabrina e Cosima nei pressi del pozzo il giorno dopo la scomparsa. Il cellulare di Sarah, in parte bruciato, viene ritrovato settimane dopo da Michele Misseri, che lo aveva nascosto. Il movente ipotizzato è la gelosia per un ragazzo, ma appare debole. Le testimonianze, a tratti contraddittorie e ritrattate, hanno contribuito a generare depistaggi e zone d’ombra.Nel 2024 la Corte europea ha respinto l’ultimo ricorso. Lo stesso anno Michele è tornato libero e ha ribadito di essere l’unico colpevole. Si parla ora di possibili nuove analisi sul DNA trovato sotto le unghie di Sarah. A distanza di quindici anni, la verità su Avetrana resta, per molti, ancora incompleta.

Alessandro Politi
Sarah Scazzi: abbiamo creduto alla bugia giusta?
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