Economia

«Tra 10 anni Europa a secco di Diesel»

A lanciare l’allarme è uno studio di Wood MacKenzie. Ma l’Unione petrolifera rassicura: «Capacità sufficiente»

«Tra 10 anni Europa a secco di Diesel»

Pierluigi Bonora

da Milano

«Da qui al 2015 l’Europa rischia di restare a secco di Diesel»: l’allarme lanciato da una società di consulenza scozzese e riportato ieri in prima pagina dal Financial Times ha sicuramente provocato i brividi ai colossi dell’automobile. Secondo lo studio di Wood MacKenzie in mancanza di investimenti la penuria di gasolio non potrà essere colmata dalle importazioni da Russia e Medio Oriente. È previsto un deficit di 50 milioni di tonnellate l’anno nel prossimo decennio, il 20% dei consumi stimati a quella data. I dati, se confermati, rischiano di stravolgere i piani delle case automobilistiche. Il mercato europeo, infatti, è caratterizzato soprattutto da vetture Diesel: 58 auto su 100 di nuova immatricolazione sono alimentate a gasolio anche se, come precisa l’Unrae (Unione italiana degli importatori), «nel segmento delle utilitarie una vettura Diesel costa circa 1.500 euro in più dell’equivalente modello a benzina e la differenza sale a 2mila euro nella categoria delle “medie”». A spingere gli automobilisti a scegliere il Diesel sono stati diversi fattori: il prezzo inferiore al litro, fino a un anno fa; i consumi minori a fronte di prestazioni migliori; il drastico abbattimento delle emissioni.
In più la Commissione Ue ha fissato la soglia entro cui i singoli Paesi potranno concedere aiuti fiscali per l’acquisto di auto Diesel ancora più «pulite». Il dossier di Wood MacKenzie («la domanda di Diesel in Europa raggiungerà in un decennio i 280 milioni di tonnellate rispetto a consumi attuali nell’ordine di 200 milioni di tonnellate») non spaventa però l’Unione petrolifera. «In Italia - osserva il direttore dell’Up, Piero De Simone - la capacità di raffinazione è sufficiente e adeguata allo sviluppo dei consumi. La domanda di gasolio crescerà ancora fino al 2010 per poi stabilizzarsi. L’allarme lanciato è ingiustificato. Entro il 2015 i mercati saranno coperti sufficientemente da nuova capacità di raffinazione. Almeno fino al 2030 il combustibile derivante dal petrolio avrà ancora molta rilevanza nel settore dell’autotrazione». Di reale, in questo momento, c’è invece il prezzo dei carburanti salito alle stelle.
In proposito, il presidente dell’Api, Aldo Brachetti Peretti, sollecita le autorità «a intervenire in fretta sulle accise prima che sia «troppo tardi». Quota 70 dollari per un barile di greggio, secondo il petroliere, è a portata di mano e non sarà un picco momentaneo. «Se il prezzo si pianterà attorno a quel valore - spiega - rischia di restarci.

Non voglio immaginare quali conseguenze possono prospettarsi».

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