1.000 megawatt

in tutta Italia per le luminarie natalizie. Come un giorno solo a Bologna

1.000 megawatt

Tu vedi luci: stelle, campane, Babbi Natale, renne, gocce. E loro vedono buio: barili di petrolio, anidride carbonica, chilowatt, spreco. Energia che se ne va. Per che cosa? Perché è Natale, e le strade delle città, i negozi e le case amano brillare, si addobbano per festeggiare. No: è un fine bieco, «estetico». Il Natale è troppo luccicante. Ma luccicante non è sostenibile, non è verde. E allora la logica ecologista chiude il sillogismo: dopo le auto, lo sciacquone, la carta igienica, le bombolette, i rifiuti, il nucleare e la plastica, le luminarie sono il nuovo nemico, il simbolo della degenerazione dell’Occidente consumista e sprecone, che mette in agenda grandi piani per l’ambiente ma poi se ne frega e si contraddice così, al primo Natale che passa.
Quest’anno la battaglia parte dalla Spagna di Zapatero, dove l’Istituto per la diversificazione e il risparmio di energia del ministero dell’Industria, per tener fede alla sua sigla (Idea) ha indagato e, alla fine, ha scovato il punto dolente: le luci natalizie. L’Idea ha calcolato: in un mese e mezzo le città spagnole consumano come un quartiere di 50mila abitanti in un anno. E nell’aria finiscono 10mila tonnellate di anidride carbonica in più. «È una politica sostenibile?» si è chiesto il quotidiano El País. Il Natale non rispetta il diktat ambientalista, e i gruppi ecologisti vanno all’attacco. Se non si possono proprio spegnere le luminarie - dicono - almeno lasciamole accese per breve tempo.
L’anno scorso è capitato a Londra. Anche lì i conti: luci accese giorno e notte per quasi due mesi in centro, 80 tonnellate di anidride carbonica in più. Orrore: «Uno spreco folle che danneggia il mondo». Ed ecco la campagna «Spegniamo le luci in Oxford street». C’era anche chi aborriva le luminarie per la loro natura intollerante: turberebbero i non cristiani. Il fronte politicamente corretto era solidale: Londra è meglio al buio. Quest’anno Parigi è stata più previdente, grazie al sindaco socialista Bertrand Delanoe: gli alberi degli Champs-Elysées sono stati addobbati con un milione di «led» a basso consumo, che faranno risparmiare il 70 per cento sulla bolletta dell’elettricità. In Italia i dati di Terna dicono che, nei giorni di maggiore consumo (come la vigilia o i weekend prima di Natale), luminarie, luci e insegne accese in tutto il Paese, case comprese, valgono circa mille megawatt. È l’equivalente del consumo giornaliero di una città come Bologna, la metà di quello di Roma. E vale per tutta la penisola. In totale, per l’intero periodo, i 15 milioni di famiglie che accendono luminarie e lucine di albero e presepe usano 750 megawatt.
Cifre che valgono una battaglia? Per alcuni sì. Sui blog c’è chi si lamenta perché a Torino «che barba, manca un mese e ci sono già le luminarie», e lancia subito l’appello: «Signori sindaci, spegnete quelle luci».

L’«orgia di luminarie» oscura le stelle di dicembre: inquinamento luminoso. Su beppegrillo.meetup.com (sito di fan) sono definite «diseducative» e «immorali»: si butta petrolio per il piacere degli occhi. Che scandalo. Forse bisogna avere comprensione: le luci sono belle, ma abbagliano.

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