L'Europa ammonisce Mosca: "Non riconosciamo il voto nel Donbass"

L'Ue ammonisce la Russia per il suo sostegno ai separatisti dopo le contestate elezioni nel Donbass ucraino

L'Europa ammonisce Mosca: "Non riconosciamo il voto nel Donbass"

Tutto come previsto. I filorussi hanno tenuto le loro «elezioni» nei territori di Donetsk e Lugansk (già da tempo denominati «Repubbliche» e dotati di bandiere con colori che richiamano quella della Russia) e i risultati hanno incoronato con larghe maggioranze i leader separatisti che non hanno perso tempo a dichiarare che le due «Repubbliche» non sono più parte dell'Ucraina. Il Cremlino altrettanto prontamente ha dichiarato di riconoscere la validità di queste votazioni «senza paura di nuove sanzioni» e hanno invitato le autorità ucraine al «dialogo». Ovviamente il presidente ucraino Petro Poroshenko non solo ha respinto l'invito, non solo ha dichiarato l'invalidità di «consultazioni-farsa tenute sotto la minaccia dei carri armati», ma ha promesso una «risposta adeguata» per riportare sotto la bandiera giallo-blu di Kiev le due province avviate a fare la fine della Crimea, annessa alla Russia nel marzo scorso dopo un iter fin troppo simile.

Forse a Kiev sperano in un sostegno concreto dell'Europa e degli Stati Uniti, ma più che probabilmente s'illudono. In Occidente, come Vladimir Putin ha ben capito, nessuno è disposto ad andare oltre le dichiarazioni di facciata e le assai discusse sanzioni per aiutare l'Ucraina a difendersi dal «fratello maggiore» di Mosca. Così già domenica sera Federica Mogherini, la nuova Alto Rappresentante dedella politica estera dell'Ue, ha ribadito che il voto filorusso nell'Est ucraino è «un ostacolo alla pace» e che l'Europa non lo riconosce. Quanto alle sanzioni contro la Russia per punirla di una scelta che a Berlino definiscono «incomprensibile», la Mogherini ha spiegato tramite una portavoce che sono «costantemente riviste e gli Stati membri le discuteranno nel corso della settimana».

In pratica significa che la decisione di Mosca di continuare la sua politica di destabilizzazione dell'Ucraina non solo rende impossibile pensare a una revoca delle sanzioni già imposte, ma rende possibile se non probabile l'applicazioni di nuove.

Ma al Cremlino hanno già ampiamente deciso come comportarsi. La linea prevede di fare orecchie da mercante rispetto alla violazione della sovranità dell'Ucraina nelle sue province orientali a maggioranza russofona, accusare l'Occidente che applica sanzioni di compiere «scelte controproducenti», e invitare Kiev a «dialogare» con «autorità del Donbass» riconosciute unicamente da Mosca accusandola in caso contrario di andare contro gli accordi raggiunti a Minsk.

Peccato che in Occidente pensino invece che sia la Russia a tradire spirito e lettera dell'intesa di pace raggiunta (a parole) in Bielorussia tra Mosca, Kiev e Bruxelles.

Anche gli Stati Uniti fanno sentire la loro voce (ovviamente solo quella): «Invitiamo la Russia a non cogliere queste consultazioni illegali come pretesto per inviare truppe e mezzi militari in Ucraina», ha detto una portavoce della Casa Bianca. Sanno bene che a Mosca, dove proprio oggi si celebra la festa dell'Unità nazionale, la Crimea non è bastata.

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