Politica

Il 12 agosto 1944 nel piccolo paese in Versilia quattro compagnie dell’esercito tedesco fucilarono 560 persone, in prevalenza donne, anziani e bambini

Ferruccio Repetti

da La Spezia

«Ergastolo» scandisce il giudice. Dieci volte, per altrettanti nomi. Che sono quelli degli ex militari tedeschi, Ss della sedicesima divisione Panzergrenadier, imputati e riconosciuti responsabili dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema: il tenente Karl Gropler, il luogotenente Georg Rauch, il sottotenente Gerard Sommer, i sergenti Alfred Schoneberg, Ludwig Heinrich Sonntag, Alfred Concina, Horst Richter, Werner Bruss, Heinrich Schendel, e il caporale Ludwig Goering.
Tutti, ormai, oltre gli ottant’anni. Ne sono passati sessantuno, di anni, da quel tragico 12 agosto del ’44, ma la memoria dei sopravvissuti è ancora lucidissima, come è apparso chiaro, del resto, in tutto il corso del dibattimento che ha impegnato per mesi i magistrati del tribunale militare di La Spezia, i legali e soprattutto i testimoni. Impossibile dimenticare una strage di quelle proporzioni: morirono 560 civili inermi, quasi tutti anziani, molte donne e bambini.
Nel paese sulle colline a cavallo fra Liguria e Toscana arrivano le compagnie di Ss, precedute dal lancio di quattro razzi rossi. È quello il segnale che mette in fuga precipitosa gli uomini adulti i quali, pensando si tratti di una delle ricorrenti retate, fuggono verso valle lasciandosi dietro chi si pensa non venga catturato. E invece, succede quello che nessuno, forse - i dubbi verranno dopo, e sono una ferita non ancora rimarginata - nessuno, si è sempre detto (anche al processo appena concluso) «poteva prevedere»: quando arrivano a Sant’Anna di Stazzema, i militari delle Ss cominciano a sparare all’impazzata, poi radunano vari gruppi di persone, alcuni sono letteralmente trascinati a forza fuori casa. Infine, l’epilogo. Di dimensioni tanto spaventose, da creare problemi persino ai carnefici: delle 560 vittime, 132 vengono ammassate sulla piazza della chiesa.
Nell’aula del tribunale, sessantun’anni dopo che sembrano ieri, sono riecheggiate altre cifre: 42 bambini trucidati, alcuni avevano solo pochi giorni di vita, nessuna pietà neanche per le otto donne incinte. I ricordi si accavallano: i militari tedeschi lanciano bombe e poi danno fuoco alle case. Infine, decidono che non c’è più nessuno da annientare, è il momento di trasferirsi poco distante. Per continuare la strage: sotto i colpi dei fucili delle Ss cadono dodici abitanti di Mulina, sei di Capezzano Monte, 14 di Valdicastello. L’ultimo blitz è a fondovalle: centinaia di civili rastrellati. Che andranno a finire nei lager.
Oltre mezzo secolo dopo, i giudici decidono, dopo sette ore di camera di consiglio, di punire i responsabili che, si è accertato, «hanno avuto precisi ruoli nell’eccidio». Il sindaco di Sant’Anna di Stazzema, Michele Sillicani, in lacrime, riesce appena a dire: «Non volevamo vendetta, solo giustizia.

Era stata una strage premeditata».

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