Negli anni della rinascita del dopoguerra, dell'industrializzazione e del benessere, Genova cambia connotati. Urbanizzazione e immigrazione la rendono metropoli. E nella metropoli il microcosmo criminale si sviluppa in organizzazione, i mercati del vizio e della droga diventano floridi, cambiano stili di vita e modalità relazionali, anche il delitto assume logiche e contorni diversi, spesso più elaborati e contorti e così senza dubbio provocando sempre maggiori difficoltà investigative.
Parte dei più suggestivi misteri noir dal 1978 al 1996 sono contenuti in «Liguria criminale» di Casazza e Mauceri. Valido lavoro è stato anche «Vent'anni di cronaca nera delitti e misteri nel levante ligure» di Sandro Sansò. Serio riferimento per lo studioso risulta «Liguria criminale» di Emanuela Profumo.
Anche noi vogliamo succintamente ripercorrere alcuni dei gialli narrati e magari aggiungendo qualche altra vicenda non risolta sino alle più recenti.
Una carrellata di casi per Genova, circondario e zona levante: Giuseppina Ierardi, prostituta, venne trovata strangolata l'8 luglio 1978 all'interno della sua auto nella zona di S. Benigno. L'indagine considerò prevalentemente gli ambienti della mala privilegiando l'ipotesi della vendetta (diretta o trasversale) e del regolamento di conti. Caso insoluto ed archiviato.
Il mistero del kimono (agosto 1986): un cadavere di sesso maschile venne ritrovato in una scarpata sul greto del torrente Torbella. Arrotolato in una moquette, indossava un kimono rosso, attorno al collo pezzi di corda annodati. Le indagini riguardarono il solito mondo della mala e della droga. Dopo una permanenza di circa dodici anni nelle celle frigorifere dell'Istituto di Medicina Legale, si dispose la sua anonima sepoltura in Staglieno. Caso insoluto ed archiviato.
Val bene ricordare anche la morte di Mario Bottazzi (15 maggio 1985), il taxista assassinato sulla sua auto nei pressi delle alture di Righi. Un cliente, forse prelevato a Nervi, gli sparò alla schiena ma fu costretto ad una immediata fuga. Rapina disturbata? Di certo, delitto impunito.
Ad una questione di regolamento di conti potrebbe risalire il delitto del bosco di Pietralavezzara (nel c.d. «bosco del boia») - anno 1990-. Cadavere sepolto, decapitato con testa riposta sulla schiena: tutti gli ingredienti del rituale dell'esecuzione mafiosa. Caso insoluto ed archiviato.
A Pieve Ligure - siamo nel 1974 - venne rinvenuto nella sua abitazione di Via alla Bossola certo De Gaetano: già carabiniere, poi piccolo imprenditore e gaudente, lo trovarono steso sul letto con l'emisfero destro del cranio fracassato. I colpi mortali furono inferti con un oggetto contundente (forse il piedistallo di una statuetta in marmo rimasta nella stanza del delitto). Le indagini, portate avanti con riserbo, si risolsero all'archiviazione del caso. Pensiamo che se l'investigatore si fosse «allargato» a qualche vicino negozio di allora, avrebbe raccolto la testimonianza di chi, nei giorni precedenti il fatto e comunque in buona fede, rispose alle domande di uno sconosciuto che chiedeva precise informazioni sull'indirizzo e gli orari della vittima. Si trattò di un omicidio legato a questioni di donne.
Sempre nella stessa epoca, sullo spiazzo davanti ad una banca di Nervi, venne proditoriamente freddato il metronotte di guardia. Rapida sequela di pistolettate e fuga in auto. Aperte tutte le ipotesi investigative, non si raggiunsero risultati.
Recco, giugno 1988. La signora Olga Pasquale Robbiati, 74 anni, era una buona vicina di casa. L'aver inconsuetamente dimenticato di ritirare i panni stesi il giorno prima insospettì: la donna venne trovata bocconi nell'acqua della vasca da bagno, soffocata da un fazzoletto e con il cranio sfondato. Porta di entrata dell'abitazione a posto, nessun segno di effrazione né di violenza all'interno di casa. Delitto senza apparente motivo, assenti accettabili causali. Caso archiviato.
Bargagli ripropone un nuovo noir il 20 marzo 2006. Mario Milan, fotoincisore presso l'Istituto Idrografico, è un appassionato musicista e verso le 20 sta accompagnando il figlio quattordicenne a suonare la batteria in casa di un vicino. Un'auto pirata che attraversa a forte velocità il viadotto che unisce le due parti del paese lo investe e lo uccide facendolo sbalzare dal viadotto per poi cadere ad un'altezza di circa sessanta metri. La moglie, intese le grida del figlio, si precipita sul posto e, pur chiedendo inutilmente aiuto ai transitanti, avrà solo il soccorso di un vicino di casa. Nelle indagini si segue a tutt'oggi l'ipotesi di un fuoristrada grigio (come per testimonianza del figlio della vittima): sul luogo della tragedia nessuna traccia (frenata, pezzi di fari etc.).
*presidente Centro Studi Criminalistica
(2- continua)
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