da Milano
Diecimila euro investiti il primo gennaio 2007 in Piazza Affari sono scesi, al 28 dicembre, a 9.219 euro (con una perdita quindi del 7,81%); al contrario, qualora fossero stati destinati alle Borse dei Paesi emergenti, sarebbero aumentati fino a 12.330 euro (pari cioè ad un guadagno del 23,3%). È in questi numeri che si può toccare con mano come i listini dei Paesi in via di sviluppo siano stati i veri protagonisti del 2007 e, soprattutto, abbiano buone possibilità di ripetersi anche nel nuovo anno. Infatti secondo il team azionario di Abn Amro, le prospettive di investimento sui mercati emergenti continueranno ad essere positive anche per il 2008 grazie a molteplici fattori di supporto il primo dei quali è da ricercarsi nel trend strutturale della globalizzazione: un fenomeno che continuerà ad alimentare la crescita dei consumi negli emerging markets ed il livello della liquidità complessivo. Subito dopo, ma non meno importanti, vengono la fase di debolezza strutturale del dollaro americano e i prezzi record delle materie prime: due elementi che permettono di sostenere il debito dei mercati emergenti (in misura ancora importante denominato in dollari Usa o comunque ancorato alla valuta di Washington). A tutto ciò va poi aggiunto, da un lato, il trend strutturale dei robusti e crescenti investimenti in infrastrutture destinati a sostenere la domanda interna e, dall'altro, gli ingenti flussi di nuovi capitali verso questi mercati attratti dal vigoroso trend demografico. Se poi, come fanno notare sempre gli esperti di Abn Amro, si constata un costante miglioramento nella valutazione (in termini di affidabilità e di solidità finanziaria del sistema) dei paesi emergenti rispetto ai Paesi sviluppati, che porta anche ad un miglioramento della qualità del loro credito, il cerchio si chiude. Per Abn Amro da preferire, tra le aree emergenti, quelle latinoamericana e asiatica, mentre per Bnp Paribas meglio puntare, in particolare, sui Paesi Bric (Brasile, Russia, India e Cina).
Al contrario, gli esperti di WestLB Mellon sottopesano i mercati asiatici come conseguenza diretta delle elevate valutazioni raggiunte dalle Borse principali del Pacifico (Cina e India): nell'ambito dei paesi emergenti, prediligono quelli europei che vantano valutazioni più attraenti e dovrebbero essere più protetti dal rallentamento Usa.
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