Caro direttore, leggo il titolo dellarticolo pubblicato mercoledì 21 aprile: «Musso non piace? I numeri dicono che resta il migliore» con il sottotitolo «Analizzando i dati delle regionali, parrebbe addirittura che sia lunico in grado di attrarre elettori di sinistra ed astensionisti». Il pezzo prosegue indicando, numeri alla mano, il lusinghiero risultato ottenuto alle ultime comunali di Genova dal prof. Enrico Musso quale sfidante della Vincenzi. Nel frattempo è diventato il senatore Musso, eletto a Palazzo Madama come capolista della Liguria del Pdl nelle elezioni politiche del 2008.
Linterrogativo che molti oggi si pongono, sia a livello politico apicale che a livello di base, è il seguente: è ancora Enrico Musso il nostro campione, a cui affidare nel 2012 il mandato di cacciare la sinistra da palazzo Tursi che vi regna da decenni con tutte le implicazioni di potere politico e di sottogoverno nonché di rendite di pozione collegate ad un formidabile intreccio di interessi?
Il dubbio non riguarda la capacità attrattiva di voti del potenziale candidato sindaco e neppure la sua personalità bensì la sua affidabilità di leale alfiere della coalizione di centro destra.
Musso, da senatore Pdl, ha purtroppo tenuto una serie di comportamenti che, a seconda dei casi, hanno suscitato perplessità, sconcerto, delusione e persino ferma disapprovazione da parte di elettori e militanti del Popolo della Libertà.
Titolava il «Secolo XIX» del 22 gennaio 2010 nella seconda pagina dedicata ai fatti in primo piano «Musso senatore infedele. Una volta su venti vota contro il suo Pdl». Riportando che «su 3.000 proposte Pdl Musso ha votato infedelmente 172 volte ovvero il 5,73% dei casi». Effettivamente si è dissociato dalla linea politica Pdl anche su votazioni importanti come quella sullo scudo fiscale e soprattutto sul processo breve. Latteggiamento assunto con questultimo voto lo rendeva addirittura incompatibile con lappartenenza al Pdl attestandolo su di una posizione pressoché analoga a quella del Presidente della Camera dei Deputati il cui cuore da tempo non batte più a destra bensì sfacciatamente a sinistra.
Il caso del processo breve non riguardava una scelta di carattere etico che sola può giustificare il voto secondo coscienza. Si imponeva invece la necessità di fronteggiare lattacco giudiziario e mediatico portato contro la persona del Presidente del Consiglio e quindi del Governo, per sovvertire il voto plebiscitario degli italiani. Vi sono forze, anche estranee alla politica, che stanno operando il tentativo di raggiungere quanto per via democratica è risultato, e continua a risultare, impossibile. Tanto grande è il consenso che circonda Silvio Berlusconi e lintera compagine governativa. Operazione come quella che sta portando avanti il Presidente della Camera rischiano di far retrocedere lItalia nella instabilità politica della prima Repubblica ove dominavano le sinistre. La vittoria conseguita in campo elettorale dalla maggioranza moderata, liberale e democratica non può essere minata dallinterno. Per questo motivo il «voto o non voto» del senatore Musso sul processo breve è stato un atto particolarmente grave. Non ha rispettato la disciplina democratica che postula a quelli che si trovano in minoranza di adeguarsi alle determinazioni della maggioranza. In detta occasione Musso si è dimenticato che la messe di voti che gli elettori gli hanno riversato non costituiscono un patrimonio personale da disporne a proprio piacimento.
A seguito di quel voto Enrico Musso, designato candidato Sindaco prima e capolista del Senato poi, dal ministro Scajola con la benedizione di Berlusconi, dopo aver suscitato entusiasmo e consenso si è messo sotto processo. Un processo che continua ancora secondo la precisa analisi fatta dal nostro Lussana nellarticolo «Anche in Liguria Fini travolge tutti i finiani e gli ex di An. E Musso non si lasci incantare dalle sirene».
Condivido con Massimiliano il più vivo apprezzamento per lintervento chiaro e netto del senatore Enrico Musso che escludeva un suo ipotetico ingresso nei gruppi parlamentari autonomi ventilati da Fini. Ma il processo a Musso, che si è messo da solo nella condizione di farsi giudicare continua anche sui giornali. Leggiamo la voce di Bruno Rovera, esponente della Lega Nord Liguria «Musso ha già perso una volta, si cambi». Per quanto mi riguarda largomentazione non è assolutamente condivisibile ed ha ragione Musso che replica «Io da illustre sconosciuto, messo in campo tre mesi prima delle elezioni comunali, sono riuscito a contenere il distacco della Vincenzi in soli 16 mila voti. Meglio chiarirsi subito, indicare ufficialmente chi è il candidato e cominciare a lavorare immediatamente per conquistare il Comune di Genova alle prossime elezioni».
Probabilmente la contrarietà della Lega alla sua candidatura è motivata dalla posizione assunta da Musso sul delicato tema della moschea a Genova. Posizione criticata anche da esponenti del Pdl che si erano battuti in mezzo alla gente per contrastare il progetto moschea al Lagaccio. Ma persino da sinistra la condotta di Musso sullargomento è stata definita pilatesca. Scriveva in proposito su «Repubblica - Il lavoro» del 21 gennaio scorso la giornalista Ava Zunino «Musso non è nuovo ad un certo genere di slalom. Prima ha scritto che i musulmani hanno pieno diritto di portare i loro figli a pregare in una moschea costruita e non in uno scantinato, salvo dire poi che non è una priorità quando i suoi colleghi del centrosinistra sono insorti».
Ma, a parte censure e dubbi che ha suscitato, il senatore Enrico Musso è finora lunico candidato sindaco al Comune di Genova. È persona seria, professionalmente competente e buon comunicatore.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.