In 26 persi nella bufera di neve: uno è scomparso in Val d’Aveto

In 26 persi nella bufera di neve: uno è scomparso in Val d’Aveto

Maria Vittoria Cascino

L'allarme scatta alle 14.30 di ieri: ventisei dispersi a Santo Stefano D'Aveto. Subito dopo la rettifica: li hanno trovati, stanno bene. Ma all'appello ne mancano due. Poi uno. Forse ce la fanno. Forse lo trovano. Prima che arrivi il buio, prima che il vento si porti via tutto. Macchè. Una giornata al cardiopalmo, dove i minuti li scandisce la furia del vento, dove la neve cancella la vita, dove la corsa è contro il tempo.
La segnalazione arriva al corpo Forestale dello Stato dai carabinieri della locale stazione. Li avvisano che c'è qualcosa che non quadra a Prato Mollo. La macchina dei soccorsi è immediata. Partono Guardie forestali, Soccorso Alpino e Vigili del Fuoco. Quattordici sono bloccati al rifugio sopra Prato Mollo e stanno bene, altri dieci sono riusciti a scendere fino a Borzonasca, la località più vicina.
Ma due risultano dispersi. Doveva essere una escursione. Partono in batteria dal piacentino. Perché la Val d'Aveto se la gioca tra Emilia e Liguria, ha progetti sulle due regioni, ha stagioni sciistiche da costruire. Un bel gruppo e l'itinerario è di quelli che appassiona. Se la sono studiata a tavolino, poi il ponte dell'Immacolata cade a fagiolo. A pieni polmoni in quota. Come fai a non farti convincere?
Da Rezzoaglio verso Varese Ligure. Una passeggiata mica da ridere. Ma il tempo sembra tenere. Nevica, vabbè, sono in ventisei però, vuol dire che se ci sono problemi possono risolverli. Un po' d'esperienza c'è, val la pena tentare. Hanno l'intera giornata a disposizione. La temperatura rende la neve compatta, ci si muove bene.
Però non fanno i conti con le valli che stanno attraversando. Con i venti che magari s'alzano all'improvviso, si buttano sui bastioni e cancellano tracce e riferimenti. Perché ieri all'ora di pranzo nevicava in valle Sturla. Nulla di straordinario. È la valle di Borzonasca, che se prendi per Sopra la Croce, finisci a Prato Mollo. Da sotto. Da sopra tutt'altra faccenda. Questo è il versante ligure della valle. Ne vanno fieri, perché di fronte hanno l'Aiona e il Penna. Un crocevia da togliere il fiato. Di qui passa l'alta via dei monti liguri, quella che da Rezzoaglio s'incastra sull'Aiona, scende a Prato Mollo e poi su verso il Passo del Bocco, Monte Zatta, fino al passo di Centocroci. Fino a Varese Ligure.
«I nostri vecchi la facevano a occhi chiusi». Cristoforo Campomenosi, sindaco di Santo Stefano, si calca il berretto in testa. La neve gli piomba addosso, il vento ne frena il passo deciso. Figurati lassù. Si gira e guarda ai monti. Non si vede più nulla.
«Roba da matti, mettersi in cammino con questo tempo». Pensi agli escursionisti, al panico che può soffocare anche chi di neve e sentieri se ne intende. Basta che il vento spolveri di bianco gli occhi, basta sentirlo tagliarti la faccia, basta che ti avvolga per stordirti, per sentirti perso. Abbassi le palpebre. Dove sei? Non senti più nulla, speri solo di intuire qualcosa davanti a te. E hai voglia d'essere in ventisei o da solo...
S'alza la tramontana. E chi l'aveva previsto. Secondo i calcoli appena sopra Prato Mollo c'è un rifugio. Devono raggiungerlo. Ma in cordata c'è sempre chi cammina un po' più avanti. Quattordici riescono a infilarsi nel rifugio e chiudersi quella porta alle spalle. Ma sono solo quattordici. E gli altri? Il gruppo che li precedeva è riuscito a raggiungere Borzonasca. Dieci in tutto. Subito rifocillati.
Due mancavano all'appello fino alle 18. Finchè uno dei due uomini si va vivo: «Ci ha telefonato da Varese Ligure - racconta Fabio Benincasa, capitano dei carabinieri di Sestri Levante, coinvolti nelle operazioni di salvataggio - E' incredibilie, ma è riuscito nonostante le condizioni meteo estreme a raggiungere la meta e ci ha rassicurato sulle sue condizioni di salute».
Ne manca solo uno all'appello, e più il tempo passa più il cuore si stringe. «Probabilmente s'è ritrovato solo, ha perso i contatti con i compagni. Bisogna capire se è riuscito a trovare un riparo o è rimasto allo scoperto».
Gli uomini della forestale stanno coprendo la zona palmo a palmo. Hanno il gatto delle nevi prestato dall'ATS, il gruppo turistico sportivo che gestisce le piste a Santo Stefano D'Aveto. «Ci siamo messi a disposizione - racconta David Macchioni, mentre sale in quota - Ma la faccenda è brutta. Oltre un metro e mezzo di neve, meno sei, meno sette gradi e la tramontana che ti taglia la faccia. E gli elicotteri che non possono volare».
I fuoristrada arrancano nella neve, mentre la bufera non accenna a diminuire. «Restano gli uomini, ma bisogna fare presto».
A Prato Mollo intanto sono bloccati. «Stanno tutti bene eccetto uno - precisa Benincasa -. È stato colto da un principio d'assideramento e gli uomini del soccorso alpino lo hanno trasportato con la motoslitta all'ospedale di Lavagna. Sembra comunque nulla di grave».
Sono arrivati anche gli uomini della Forestale. Ci sono arrivati con un gatto delle nevi e una jeep con i copertoni chiodati. La strada è larga ma a scendere non si fidano. La bufera è da paura. Cresce. Il vento s'infila nel rifugio, sfiora gli uomini dentro. Da lì non ci si muove. C'è il rischio che debbano passarci la notte. Perché le condizioni sono proibitive.
I vigili del fuoco e la forestale chiedono mezzi spazzaneve alla Provincia. Gli uomini restano sul posto. In attesa. Ormai è buio. Senti solo la porta che regge vento e neve. Senti il silenzio della montagna. Ma del disperso ancora nessuna notizia. Nessuno ha voglia di parlare. Aspettano solo che qualcuno li riporti alla civiltà.
A Borzonasca qualcuno sta confortando quelli scesi a rotta di collo. A Prato Mollo, stretti in piumini e guanti, pregano.

Che la furia della montagna cessi, che il loro compagno possa aver trovato un rifugio di fortuna, in fondo l'altro è riuscito a raggiungere Varese. Un'impresa folle che è istinto di sopravvivenza. Ci provano a dirselo. Ci provano con tutto il cuore. Nella notte più lunga della loro vita.

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