da Milano
«3» si appresta a diventare, dopo il delisting di Tim, lunico operatore mobile quotato in piazza Affari. La marcia di avvicinamento procede spedita tanto che ieri lassemblea dei soci di «3» Italia, controllata italiana del gigante di Hong Kong H3g, ha deliberato l'aumento di capitale attraverso il quale è previsto lo sbarco in Borsa entro fine anno. Laumento potrà avere un controvalore massimo di 3,25 miliardi di euro, con un'emissione fino a 650 milioni di azioni del valore nominale di 5 euro ciascuna, con esclusione del diritto di opzione per i soci attuali. La quotazione, che verrà realizzata interamente tramite aumento, porterà sul mercato il 25% del capitale post aumento. Starà alle valutazioni a ridosso dell'operazione fissare esattamente quota di aumento e prezzo. Nei mesi scorsi le indiscrezioni sul controvalore massimo dell'operazione avevano indicato una cifra massima attorno ai 2,5 miliardi.
Ma quanto vale «3»? Il toto numeri si protrae da tempo ma lamministratore delegato Vincenzo Novari non ha dubbi: tra i 10 e i 12 miliardi di euro. Insomma non meno di Wind che però, oltre alla rete e ai clienti della telefonia fissa dispone anche di 13 milioni di utenti nel mobile contro i 5 di «3». La società, però, si considera una «media company» e non solo dunque un semplice operatore di tlc. Si tratta di un approccio diverso in quanto «3» sta continuando a lanciare una serie di servizi (come la possibilità di vedere film in prima visione sullo schermo del portatile) che dovrebbero incrementare il cosiddetto «arpu», ossia il ricavo medio per cliente.
Nel 2004 la società ha dichiarato - come si legge sul sito della casa madre Hutchison Whampoa - un ricavo medio per cliente di oltre 47 euro. Una cifra enorme se paragonata ai circa 18 euro di Wind. Per il futuro le stime sono comunque più prudenti.
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