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In 5 anni Marchionne rilancerà Chrysler

È un piano industriale che guarda ai prossimi cinque anni quello che l’amministratore delegato Sergio Marchionne ha presentato ieri al consiglio di amministrazione della Chrysler, il primo di carattere operativo dopo l’avvio del nuovo corso sotto l’egida Fiat. Il passo successivo, in attesa di rendere pubblico il progetto di rilancio, sarà quello più delicato: spiegare al presidente Barack Obama e alla task force che ha portato a termine il salvataggio del settore negli Usa, come rinascerà la Chrysler «made in Torino». L’appuntamento a Washington è in via di definizione.
Nei piani di Marchionne, oltre al massiccio utilizzo delle tecnologie italiane (motorizzazioni più ecologiche, elettronica, eccetera) sarebbe prevista la riedizione, da completare in 18 mesi rispetto ai tradizionali 36, di cinque modelli di punta della gamma (Chrysler Town & Country, Dodge Caravan e Caliber, Jeep Compass e Patriot), oltre all’utilizzo del marchio Ram per contraddistinguere le edizioni Usa dei veicoli commerciali Fiat e Iveco, nonché i pick up venduti ora come Dodge. Questi automezzi, che saranno la colonna portante della nuova Chrysler, dovranno essere sul mercato nel 2011. Marchionne, inoltre, avrebbe deciso di rispolverare uno dei modelli che, negli scorsi anni, ha avuto un buon impatto soprattutto in Europa, ovvero il Pt Cruiser (l’auto di Al Capone per le sue forme rétro). Resta da vedere come sarà «brandizzato» il Pt Cruiser; nei mesi scorsi circolava infatti la voce che per il mercato europeo sarebbe stato utilizzato il solo marchio Jeep, ritenuto di maggior appeal. Ma il programma di rilancio passa anche per l’occupazione, argomento molto caro all’amministrazione Obama. Nei mesi scorsi, nel pieno della crisi, anche Chrysler ha dovuto tagliare numerosi posti di lavoro. Ora, secondo la Detroit Free Press, Marchionne starebbe predisponendo il graduale rientro di alcuni dei dipendenti lasciati a casa. Oltre alla manodopera, però, la nuova società guarda anche ai manager e agli ingegneri, in particolare quelli rimasti senza lavoro che prestavano servizio in Gm, Ford o nelle filiali americane dei gruppi giapponesi.
La prossima sarà un’altra settimana di tour de force per Marchionne, al rientro in Italia il ceo è atteso martedì a la Spezia, insieme al presidente Luca di Montezemolo e all’azionista John Elkann (Exor), per il lancio della nuova Punto Evo. La mattina successiva Marchionne parteciperà, a Roma, all’assemblea dell’Anfia (la filiera italiana dell’automotive), alla quale interverranno il presidente Eugenio Razelli, il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini e il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia. Quindi rivolerà a Detroit, dove giovedì è atteso dal ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, in visita agli impianti Chrysler. E sicuramente, in quella occasione, Marchionne vestirà soprattutto l’abito di amministratore delegato di Fiat chiedendo a Scajola risposte rapide sul tema degli ecoincentivi.

Lo stesso ministro, quasi a preparare il terreno, ieri ha detto di ritenere «auspicabile un’estensione dei bonus nel 2010, anche se l’intervento dovrà essere più mirato sul versante ecologico e coordinato a livello europeo».
Infine, proprio ieri il Lingotto ha chiuso definitivamente il capitolo Motor Show. Inutili gli ultimi tentativi di Promotor: il gruppo Fiat diserterà la rassegna di Bologna.

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