Tiger Woods e Lee Westwood non rientreranno in campo (pare) fino al 4 novembre, recitano le agenzie.
E sempre le suddette agenzie ci informano solerti che, restando così le cose, il prossimo 31 ottobre il golf consacrerà il nuovo numero uno del mondo: linglese Lee Westwood, per l'appunto.
Finalmente, perché onestamente la classifica mondiale cominciava a risultare attendibile quanto Biancaneve in versione fruttivendola: infatti, forse più per abitudine che per convinzione matematica, per tutto il mese di ottobre il cervellone del World Ranking manterrà ancora al primo posto un giocatore - Tiger Woods - che dal novembre 2009 non porta a casa un solo, misero torneo di qualsivoglia circuito. E poi dicono che i numeri non tradiscono!
Ora: non è che gli algoritmi che condurranno a fine mese all'atteso cambio della guardia lassù dove non osano le aquile siano chiari e limpidi come un sorso d'acqua montana.
Anzi: in primis, che salga in vetta il cosiddetto «Miglior Giocatore del Mondo Senza Un Titolo Del Grande Slam», suona logico come affidare un asilo nido a Medea, per intenderci.
In secondo luogo, Lee conquisterà corona e scettro senza tirare un solo colpo da golf (è ko per il solito infortunio alla gamba) e lui stesso è parso imbarazzato e poco orgoglioso della strana situazione in cui, suo malgrado, si è venuto a trovare: «Non è certo per strane logiche o calcoli matematici - ha tenuto a precisare - che voglio diventare il numero uno del mondo, ma giocando il mio miglior golf».
Giusto, equo e solidale, ma tant'è: il gambone duole da agosto, il dottor Steve Mc Gregor gli ha ordinato (giustamente) ulteriore riposo e lui si è rintanato a casa in quel di Worksop fino alla chiamata milionaria dell'Hsbc Championship di inizio novembre, torneo al quale parteciperà dunque in qualità di nuovo number one.
Buffo: ci sono volute qualcosa come duecentosettantanove settimane (pari a ben cinque anni) per scalzare Tiger Woods dal primato mondiale e, ciononostante, il cambio al vertice non avverrà (come invece dovrebbe) sul campo. Non accadrà sul green. No, ma all'interno dei meccanismi indecifrabili di un cervellone elettronico.
Ora: verrebbe quasi da pensare che i computer non capiscano un'acca di golf, perché, se oggi dovessimo incoronare un nuovo numero uno, nessuno più di Martin Kaymer si meriterebbe il trono.
In questa stagione il tedesco ha già vinto quattro tornei tra cui un Major (il Pga Championship) e gli ultimi tre impressionanti successi (Pga, Klm Open e Dunhill Championship) sono stati conquistati uno in fila all'altro.
Se a questo bottino poi si aggiunge anche la vittoria in Ryder Cup e il netto primato nella Race to Dubai, eccovi servito su un piatto d'argento il vero nuovo padrone del vapore.
I numeri evidentemente la ragionano in maniera diversa: starà dunque a Martin sparigliare le carte in tavola, magari proprio a Shangai quando si ritroverà faccia a faccia con i diretti avversari, Westwood e Woods.
D'altronde si sa, tra i due litiganti, (qualche volta) il terzo gode
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