Tra 50 anni anziani triplicati e 14 milioni di immigrati

Tra poco più di cinquant’anni saremo 61,3 milioni, saranno triplicati gli stranieri, diminuiti invece notevolmente i giovani a favore degli anziani. L’età media si sarà alzata, la popolazione sarà sempre più numerosa al nord, sempre di meno al sud. E soprattutto calerà la forza lavoro di ben 11 punti percentuali. Lo scenario, non proprio rassicurante, arriva dal report sul Futuro demografico del Paese reso noto oggi dall’Istat.
L’Istituto di statistica calcola che nel 2065 in Italia la popolazione residente sarà pari a 61,3 milioni; tenendo conto della variabilità associata agli eventi demografici, la stima della popolazione oscilla da un minimo di 53,4 milioni a un massimo di 69,1 milioni. L’evoluzione della popolazione è il risultato congiunto di una dinamica naturale negativa per 11,5 milioni (28,5 milioni di nascite contro 40 milioni di decessi) e una dinamica migratoria positiva per 12 milioni (17,9 milioni di ingressi contro 5,9 milioni di uscite). La popolazione si ridurrà in modo considerevole al sud dove passerà dagli attuali 14,2 milioni a 11,3 nel 2065. In calo anche la popolazione nelle isole (da 6,7 milioni a 5,5 milioni). Particolarmente accentuato sarà l’aumento degli anziani: gli ultra 65enni, oggi pari al 20,3% del totale, dovrebbero diventare il 32-33% nel 2056, con un massimo di 33,2%. I cittadini stranieri, che sono oggi pari a 4,6 milioni di individui, arriveranno a 7,3 milioni nel 2020 e a 9,5 milioni nel 2030. Nel lungo termine, l’Istat calcola che diventeranno 12,7 milioni entro il 2040 e 14,1 milioni entro il 2065, residenti soprattutto al Centro-Nord.

Le coppie straniere dovrebbero dare alla luce complessivamente 7,5 milioni di bambini mentre i decessi sarebbero pari a 2,3 milioni. Si prevede infine che, fino al 2065, potrebbero acquisire la cittadinanza italiana (sottraendosi così al conteggio della popolazione straniera) circa 7,6 milioni di individui.

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