In 500 per studiare una legge. Dal 2000

Roma Da più di 8 anni cinquecento insegnanti lavorano all’osservazione degli effetti di una legge approvata dal 2000. È un enorme gruppo di «studio», monitoraggio, che ormai sta per raggiungere i due lustri di vita e si occupa di seguire da vicino come viene applicata nelle classi l’autonomia scolastica. Sono gli insegnanti comandati, trasferiti cioè ad altra mansione, lontani dalla cattedra, categoria diversa dagli insegnanti distaccati, che sono invece coloro che non lavorano a scuola ma nelle sedi dei sindacati a tempo pieno.
Al ministero della Pubblica Istruzione hanno calcolato più di mille distacchi sindacali e 600 comandi, di cui 500 nel settore dell’autonomia. I loro posti sono occupati da docenti che li sostituiscono, con un costo quindi aggiuntivo per le casse dello Stato.
Per gli uni e per gli altri, i comandati e i distaccati della scuola, sta per arrivare un periodo di cambiamento.
Da un lato il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta ha ridimensionato con decreto i distacchi sindacali nella pubblica amministrazione (entro la fine dell’anno devono diminuire del 45%). Dall’altro c’è un documento, il «piano programmatico» per la scuola del ministro Mariastella Gelmini, che intende anche rivedere il numero dei comandati. Non sono troppe 500 persone a seguire l’applicazione di una legge approvata 8 anni fa?
Il piano programmatico non ne prevede l’eliminazione,. Ma «saranno rivisti gli istituti giuridici» che prevedono l’allontanamento dalla funzione abituale degli insegnanti in così grande numero, dice il piano del ministro Gelmini.
La riduzione non è ancora quantificata, ma l’ipotesi di un dimezzamento di comandati e distaccati dovrebbe essere quella più vicina alla realtà, in linea con il decreto Brunetta.
I cinquecento insegnanti studiosi dell’autonomia sono destinati quindi a non rimanere cinquecento: «In realtà il loro è un utilizzo molto più ampio - spiega il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna - Vengono impiegati presso le direzioni generali e gli uffici regionali, fornendo un supporto amministrativo vero e proprio».
Anno dopo anno, questo istituto di insegnanti comandati è stato sempre rinnovato: man mano che si liberano posti, perché qualcuno va in pensione o per caso sceglie di tornare a insegnare, si svolge un bando per integrare il gruppo. L’osservazione dell’autonomia scolastica è garantita.
«Nel piano programmatico dei ministri Gelmini e Tremonti che già al parlamento per i pareri sono previste diverse modalità di risparmio, la norma di riferimento è la legge 133. E per la scuola - conferma il leader della Uil - si propone la riduzione del numero di insegnanti da utilizzare in queste mansioni». Taglio netto.
A parere dei sindacati, invece «la presenza degli insegnanti nella definizione dei programmi» è fondamentale, con un intreccio più stretto «tra scuola e gestione amministrativa».
Secondo Di Menna, comunque, 600 comandati non sono troppi «in rapporto con gli 800mila insegnanti» e neppure i mille distacchi sindacali, se si tiene conto che queste persone devono rappresentare «un milione duecentomila» dipendenti della scuola».
I distacchi sindacali retribuiti costano al ministero della Pubblica Istruzione circa 15 milioni di euro.

La spesa per i comandati è quindi approssimativamente di 7 milioni l’anno, perché la loro sedia deve essere occupata da un sostituto per tutto il tempo dell’impegno esterno, impegno che in alcuni casi dura appunto da 8 anni.

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