Dopo 50mila ore di lavoro il salotto della città ritrova la sua bellezza

Dopo 50mila ore di lavoro il salotto della città ritrova la sua bellezza

Quando sono arrivati alle tessere di marmo nero dei celeberrimi “attributi“ del toro, il dubbio deve aver richiesto qualche riunione in più. Sostituire o non sostituire quelle tessere con un materiale più resistente? Lasciare quel tipo di marmo così delicato che si sbriciola sotto i talloni di turisti e milanesi perché con tre volteggi ci si ingrazia la fortuna, oppure sostituirlo con un materiale più solido? Il dilemma, d’altronde, non era di poco conto: qui non si tratta solo di tradizione, è anche una questione di fortuna... Col destino, però, non si scherza. E così i restauratori hanno deciso di mantenere il delicato marmo originario. Per il resto la pavimentazione della Galleria Vittorio Emanuele, il Salotto di Milano ha un nuovo look. Ci sono voluti 210 giorni di lavoro, con turni 24 ore su 24, per riportare la Galleria al suo antico splendore.
Sotto le migliaia di lucine blu dell’Ottagono ieri c’è stata l’inaugurazione ufficiale con il sottofondo delle splendide voci del Coro dei Piccoli Cantori di Milano. Un regalo di Natale per la città che può ammirare l’opera che ha richiesto un’intervento delicato frutto «di un lavoro molto prestigioso - come ha sottolineato l’assessore alla Casa e ai Lavori pubblici Lucia Castellana - fatto con grande impegno da tutti coloro che vi hanno preso parte».
Un’impresa eccezionale come testimoniano i numeri: 50mila ore lavorate, 4.050 metri quadri di tessere di marmo e rosoni già restaurati che ad aprile prossimo diventeranno 6.300 con la sistemazione della pavimentazione dei portici settentrionali e meridionali, per una spesa di un milione e 970mila euro. Il tutto con una tempistica perfettamente rispettata.
«Le tappe fissate - ha rimarcato l’assessore ai Lavori pubblici Lucia Castellano - sono state rispettate, dimostrando che si possono eseguire opere in tempi brevi. Vogliamo replicare e proseguire su questa carreggiata». A consentire il rispetto dei tempi, per l’intervento voluto dalla precedente amministrazione e realizzato con la supervisione della Soprintendenza in coordinamento con l’Unione del Commercio e l’Associazione Salotto di Milano, una massiccia organizzazione di restauratori, operai e tecnici di cantiere che ha lavorato su tre turni, 24 ore su 24, suddividendo la superficie della Galleria in 24 «macroaree» di lavoro. Non sono mancati gli imprevisti che, in questo caso però, ha sottolineato il progettista e direttore dei lavori Pasquale Mariani Orlandi «sono stati una scoperta: quello della Galleria è il primo pavimento galleggiante realizzato», oltre un secolo e mezzo prima dei moderni flottanti. A volerlo Giuseppe Mengoni, che per evitare inestetici giunti fra i marmi fece creare sotto lo strato di cemento un massetto di ciottoli, sassi e scorie di carbone, per consentire i naturali assestamenti dei diversi marmi. Lo hanno definito un “cantiere evento“ in quanto l’impiego di cesate trasparenti con descrizioni sintetiche delle opere ha consentito a tutti i passanti e ai turisti di assistere all’iniziativa. «In soli 200 giorni - ha detto l’assessore comunale ai Lavori pubblici, Lucia Castellano - abbiamo restituito alla città uno spazio celebre in tutto il mondo». Un intervento di manutenzione era stato fatto nel 1908, poi nel 1943 dopo i bombardamenti. Nel 1966 il Comune era nuovamente intervenuto sostituendo in particolare i manufatti in ottone dei lucernari a rosone originariamente in ghisa.

L’intervento è a firma degli architetti Silvia Volpi (responsabile del procedimento) e Pasquale Mariani Orlandi (progettista). È stato condotto dall’impresa Trivella Spa con il supporto tecnico della Società Mapei Spa.

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