«Ma 6 incidenti su 10 avvengono per strada»

«È vero, esiste un incremento in percentuale della mortalità sul lavoro legata alla strada: il 54,5%, se ci riferiamo a un totale di 611 eventi letali». La precisazione, che sposa l’affermazione del viceministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli («sulle strade avviene la metà delle morti bianche»), è di Umberto Guidoni, segretario generale di Fondazione Ania per la sicurezza stradale. Missione dell’ente presieduto da Sandro Salvati è prevenire i rischi del traffico attraverso l’educazione a una corretta circolazione stradale.
Dottor Guidoni, come si sta muovendo la Fondazione per evitare che le morti bianche sulla strada aumentino?
«Più di un anno fa, nel corso di un’audizione, avevamo segnalato il problema alla Commissione parlamentare preposta. Sul tavolo dei deputati avevamo messo uno studio secondo il quale la probabilità di morire “per strada” era di 1 a 8 rispetto a quella di perdere la vita in un cantiere edile: 1 a 32. Ecco, allora, che quella per cause stradali è la possibilità di perire ben più elevata rispetto a qualsiasi altro posto di lavoro».
Facciamo gli opportuni distinguo...
«C’è la mortalità “in itinere”, ovvero sul percorso casa-lavoro, e quella professionale, che coinvolge per esempio gli autotrasportatori, sia privati sia pubblici».
In concreto, la Fondazione Ania che lei dirige che cosa ha fatto sinora? E quali risultati ha ottenuto?
«Quattro anni fa è stato avviato un progetto di formazione dedicato agli autotrasportatori, con lezioni in aula sui tempi di sosta e di viaggio, le modalità di guida e tutte le regole da osservare. Un capitolo importante riguarda anche l’alimentazione che il conducente dovrebbe seguire durante il tragitto, la postura e le visite oculistiche a cui sottoporsi periodicamente».
Prove pratiche?
«Per questi soggetti vengono organizzati anche corsi di guida sicura. Grazie al nostro intervento di formazione ci sono stati circa 600-700 incidenti in meno. Coinvolgiamo direttamente le aziende di autotrasporto in questo programma di educazione e prevenzione».
Vi rivolgete anche agli enti locali?
«Il nostro modello è stato offerto anche ai Comuni di Roma e di Milano per consentire agli operatori di sapere come affrontare situazioni di pericolo. Disponiamo, per esempio, di un simulatore di guida per i mezzi pesanti che riproduce una serie di condizioni (ostacoli improvvisi, pozzanghere, eccetera) e suggerisce come intervenire».
La Fondazione Ania quali consigli può dare ai pendolari della strada?
«Prendiamo le due ruote: anche in questo caso organizziamo corsi specifici di educazione allo scopo di elevare i livelli di capacità di guida sui percorsi urbani dove il motorino è, ormai, uno strumento utilizzatissimo per recarsi in ufficio. E lo stesso vale per l’automobile».
Ma queste morti bianche avvengono anche per colpa della pessima manutenzione delle infrastrutture e di una segnaletica spesso poco chiara o ambigua...
«La cattiva manutenzione delle strade ha una sua forte incidenza sugli incidenti. Guardiamo, per esempio, alle buche. Proprio oggi sottoscriveremo un protocollo con il Comune di Milano, che segue quello siglato a Roma.

Nella Capitale cerchiamo di ripristinare un certo numero di passaggi pedonali. Su Milano pensiamo invece alla realizzazione di un “quartiere sicuro”, costituito da soluzioni tecnologiche a favore della sicurezza stradale».

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