Abba, ecco le immagini dell’omicidio

Immagini da una tragedia. Sono fotogrammi sfocati, illuminati dalla luce cruda di via Zuretti. Le telecamere raccontano in presa diretta gli ultimi istanti di vita di Abdul Guiebre detto Abba, alle sei del mattino del 13 settembre scorso. Vanno in onda per la prima volta ieri su Mattino Cinque. Il prologo è noto: Abba e alcuni amici entrano in un bar che ha appena alzato la saracinesca, rubano una manciata di biscotti e se la danno a gambe, convinti di avere fatto solo una bravata. Invece i baristi, padre e figlio, li inseguono. Ed è qui che inizia il racconto delle telecamere.
«È la prova che non è stata una aggressione a sfondo razzista», dice Elisabetta Radici, avvocato dei due baristi - Fausto e Daniele Cristofoli - che il prossimo 20 aprile verranno processati con rito abbreviato per omicidio volontario. Le immagini - raccolte dalla giornalista Raffaella Regoli - non hanno audio, non dicono se gli insulti razzisti raccontati dagli amici di Abba siano stati pronunciati o meno. Ma raccontano che non fu un’esecuzione, un agguato a sangue freddo. Per lunghi minuti i ragazzi e i baristi si fronteggiano, si scambiano colpi, si separano, tornano ad affrontarsi. Abba e i suoi amici non fuggono, non sembrano terrorizzati. Abba sta defilato, le immagini lo mostrano col suo giubbotto e il cappuccio della felpa quasi ai margini della rissa. A darsi da fare più di tutti è uno dei suoi amici, uno spilungone in maglia bianca. I baristi sono armati di bastone. A un certo punto Abba esce dall’inquadratura. Le immagini non raccontano il suo ultimo istante di vita, il bastone con punta di ferro che il più giovane dei baristi gli cala con violenza sulla testa e lo uccide.
Sono le 6.03 (anche se la telecamera, tarata sull’ora solare, segna le 5.03) quando il gruppo entra nell’inquadratura. I ragazzi che avanzano, Cristofoli padre che li insegue. Abba sembra lanciare qualcosa, poi entra in scena il suo amico in felpa bianca che scaraventa qualcosa con violenza contro il barista. Cristofoli reagisce, avanza roteando una mazza, il figlio lo segue con un altro bastone. I ragazzi se ne vanno al piccolo trotto. Sembra che tutto sia finito lì. «Se fossero corsi via - commenta l’avvocato Radici - nessuno dei due baristi sarebbe riuscito a inseguirli».
Invece una manciata di secondi più tardi i due gruppi riappaiono nell’inquadratura, a condurre la rissa sono ancora Fausto Cristofoli e il ragazzo vestito di bianco. Gli altri sono quasi comprimari, inconsapevoli che la scaramuccia sta per finire in dramma. Alle 6.05 ecco Abba che corricchia tranquillo, con il cappuccio alzato. Alle 6.

07 riappare per l’ultima volta nell’inquadratura. Pochi istanti più tardi è morto. Al processo del 20 aprile i baristi Cristofoli offriranno un risarcimento alla famiglia del ragazzo: «Non volevamo - dicono - che finisse così».

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