Chiedevano giustizia, ma non hanno resistito alla voglia di vendetta. Momenti di tensione, con spintoni, motorini ribaltati e qualche lancio di bottiglie, alla manifestazione antirazzista per ricordare Abdul Guibre, il 19enne originario del Burkina Faso, ucciso domenica scorsa a Milano. Un corteo che doveva terminare in piazza Duomo e che, invece, dal salotto della città è degenerato. Un gruppo di manifestanti si è diretto verso il bar «Shining» di via Zuretti, i cui proprietari, Fausto e Daniele Cristofoli, sono in carcere per lomicidio di Abdul. I manifestanti hanno sfondato il corteo della polizia e, di corsa, hanno attraverso il centro: da piazza della Scala, a via Manzoni meta dello shopping milanese, fino alla stazione Centrale, travolgendo scooter e cestini della spazzatura. Difficile, per ora, quantificare i danni.
Tanta rabbia negli slogan e negli striscioni scritti con la bomboletta spray per chiedere giustizia, per ricordare «che non siamo animali», per dire a gran voce «che la vita di un ragazzo non vale un pacco di biscotti».
Il vicesindaco Riccardo De Corato respinge tutte le accuse di razzismo e difende Milano: «Una certa parte della sinistra - sostiene - si ostina a rinfocolare una congettura smentita da prefetto, magistrati e inquirenti. Il centrosinistra, se vuole contare, deve stare a rimorchio dei centri sociali».
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