La Abbagnato danzerà per Leonardo

L’altro volto di Leonardo. Non quello dei ritratti morbidi e ambigui come il San Giovanni Battista prestato dal Louvre a Palazzo Marino esattamente un anno fa, ma il consumato «artigiano» che non si risparmiava di fronte alle commissioni di Ludovico il Moro. Originale e impegnativa fu quella per la decorazione della Sala delle Asse del Castello Sforzesco, sulla cui volta il sommo artista affrescò un finto pergolato, formato dai rami fioriti di sedici alberi i cui rami intrecciati formano l'emblema vinciano del nodo che forma un cerchio che inscrive una doppia croce. Ai piedi della volta, le tracce di un grande Monocromo che rappresenta le radici degli alberi che con la loro forza scardinano e distruggono l’architettura dell’uomo. Ora quel trompe-l’oeil, che Leonardo disegnò quasi certamente lungo le pareti dell’intera stanza riscoperta alla fine dell’800, tornerà all’antico splendore grazie al restauro che avrà inizio in primavera in virtù della sponsorizzazione di un milione e 500mila euro da parte di A2A (l’ex Aem). Un progetto ambizioso che sarà salutato dai passi di danza di Eleonora Abbagnato, prima ballerina dell’Opera di Parigi, che domenica 28 danzerà nella sala leonardesca con 50 allievi dell’Accademia della Scala. L’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory, che ha presentato ieri l’iniziativa, sarà anch’egli in scena leggendo passi sulla vita di Leonardo. «Credo nelle contaminazioni - ha detto - e nella loro capacità di far riscoprire al pubblico tesori nascosti della città, come questa Sala sconosciuta ai più. Il motivo per cui ho voluto omaggiare Leonardo con la danza è perchè quest’arte è un movimento verso la scienza, un movimento della ragione verso la fantasia, verso la necessità della bellezza». L’etoile danzerà la «Leda e il Cigno» e «Rendez vous» di Roland Petit, in una performance che verrà videotrasmessa tra le 16.30 e le 17.30 su un maxischermo collocato sotto il portico dell’Elefante.
I lavori di restauro, invece, dureranno tre anni secondo un piano già elaborato dal Ministero dei beni Culturali, attraverso la Direzione Regionale della Lombardia e la Soprintendenza. Non sarà un’opera semplice. Il recupero della decorazione effettuato alla fine dell’800 da Luca Beltrami era stato quasi spregiudicato nell’interpretazione del progetto leonardiano e per le eccessive integrazioni pittoriche sulla volta. Le decorazioni a monocromo furono invece praticamente ignorate e rivestite di pannelli lignei, ritenendole i restauratori successive all’opera del maestro.

«Oggi invece è appurato che il monocromo fosse parte integrante del progetto - spiega Francesca Tasso, responsabile delle Raccolte artistiche del Castello - il tratto di Leonardo è evidente, così come è oggi noto che l’artista avesse una particolare cura del disegno su cui poi sarebbe intervenuto pittoricamente. Il monocromo - spiega - potrebbe dunque essere il disegno preparatorio dell’affresco, che Leonardo probabilmente non riuscì mai a completare a causa della cacciata di Ludovico il Moro da parte dei francesi nel 1491».

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