Marta Bravi
«Milano ricorda i mille italiani esuli, antifascisti, emigrati, nella speranza di trovare un mondo migliore, membri della comunità italiana in Crimea che furono perseguitati in Unione Sovietica, privati della libertà, deportati nei gulag o fucilati negli anni dello stalinismo». Questo il testo della lapide inaugurata ieri al Parco Valsesia. «Un gesto simbolico doveroso - ha detto il vicesindaco Riccardo De Corato - che ho fortemente voluto, insieme al Comitato per la Foresta mondiale dei giusti, perché Milano possa ricordare questa triste pagina della storia, spesso ingiustamente dimenticata. È il primo esempio in Italia di uniniziativa del genere - ha sottolineato De Corato - per questo faccio un appello perché possa essere seguito anche da altre città». In risposta allaccusa di occultare la verità storica, rivolta alla sinistra, il presidente della Provincia, Filippo Penati ha dichiarato: «Esprimo solidarietà verso coloro che stanno svolgendo con tenacia il lavoro di ricerca per ricostruire i particolari di una vicenda rimasta nascosta per decenni. Voglio anche testimoniare la mia vicinanza a coloro che furono vittime del terrore stalinista». Un messaggio di solidarietà arriva anche da Piero Fassino che esprime approvazione per lintitolazione del parco alle vittime, gesto che definisce «di speranza e di pace». Il coro del liceo scientifico Volta intona «Vecernij Svon» canzone tradizionale russa che accende gli animi e i ricordi di Luciana De Marchi, Ferrero Zucchetta, di Anatolij Razumov e di tutti gli altri parenti delle vittime. Alcuni si commuovono, altri si uniscono al coro. «Abbiamo aspettato questo giorno per quasi settantanni», dicono. E questo sembra essere il senso più autentico della cerimonia. Gabriele Nissim, presidente del «Comitato per la Foresta dei giusti» dice: «Chiedo al Comune, al sindaco Albertini, al presidente Vincenzo Giudice e a Sandro Antoniazzi dellUlivo di non lasciare morire il giardino dei Giusti». Il 24 gennaio 2003 al Monte Stella venne dedicata una parte del parco ai «giusti» di tutto il mondo, cioè a quelle persone che salvarono le vittime delle persecuzioni. Ma dopo non è più seguito nulla, denunciano. Anzi lo statuto del comitato che si stava costituendo tra Comune, «comitato per la Foresta» e comunità ebraica per lintitolazione di nuovi alberi si è arenata per due anni. Antoniazzi risponde al jaccuse di Nissim: «Sono state sollevate delle perplessità sulla bozza dello statuto perché ci sembrava troppo unilaterale.
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