«Abbiamo sbagliato in tanti Violenze nascoste per anni»

ATTACCO Ma da Ratisbona un alto prelato accusa: «Contro di noi campagna mediatica nazista»

BerlinoIl «mea culpa» per aver coperto e insabbiato lo scandalo dei preti pedofili alla fine è arrivato dal pulpito più alto della Chiesa cattolica tedesca: quello del presidente della Conferenza episcopale, Robert Zollitsch, in una domenica piovosa in cui un altro vescovo in prima linea, quello di Ratisbona, ha definito in sostanza «nazista» la campagna mediatica che non sta risparmiando da sospetti di sottovalutazione neanche Papa Benedetto XVI. L’omelia più attesa ieri era quella del duomo di Monaco di Baviera, la regione meridionale patria del Pontefice e crocevia di due dei casi più clamorosi emersi tra i circa 250 censiti a livello semi-ufficiale. Ma il circo dei media ha coperto gli inni sacri e le dense nuvole d’incenso che si alzavano nella cattedrale-simbolo della città (quella con le due cupole di ottone a forma di cipolla), attraverso il clamore di un’intervista ad un settimanale in cui Zollitsch ha ammesso che la Chiesa cattolica tedesca ha nascosto «per anni» i casi di abusi sessuali commessi da religiosi nei confronti di minori. «Sì, questo è successo - ha ammesso monsignor Zollitsch riferendosi agli episodi di abusi poi nascosti -. Da anni, tuttavia, seguiamo un corso opposto». La Chiesa, ha sostenuto, non è stata la sola a comportarsi in questo modo: gli abusi sessuali su minori «sono stati tenuti segreti nell’intera società per decenni». «Il fatto che abusi così numerosi abbiano avuto luogo anche nelle nostre istituzioni, mi fa vergognare e mi provoca enorme spavento. Ogni singolo caso oscura il volto di tutta la Chiesa», ha detto Zollitsch in un’ammissione che richiama quella fatta giorni fa dal capo-inquisitore sui casi di pedofilia in Germania, il giovane vescovo di Treviri Stephan Ackermann. Meno clamorosa in Germania, per via della tendenza a non calcare la mano sul tragico passato tedesco, è stata la predica in cui il vescovo di Ratisbona, Gerhard Mueller, ha accostato l’attuale copertura mediatica dello scandalo dei preti pedofili alla persecuzione della Chiesa da parte del nazismo, «nemico del Cristianesimo» e dell’Umanità. Mueller ha denunciato una «campagna contro la Chiesa» che getta «fango» anche su un’istituzione come il coro delle voci bianche di Ratisbona, i celebri «Domspatzen» o «passerotti del duomo», nel cui nido sono stati accertati almeno due casi di abusi: uno di questi risale al periodo in cui il fratello maggiore del Papa, monsignor Georg Ratzinger, ne era storico direttore. Diversi altri sono stati denunciati appunto sui media. Il settimanale Der Spiegel cita l’esistenza di documenti e fornisce dettagli sul caso del prete pedofilo che Papa Ratzinger - quando era arcivescovo - aveva accettato di far curare nella propria diocesi di Monaco di Baviera nel 1980 ma che poi era stato impiegato in attività pastorali a contatto con minori per dichiarata colpa del suo vicario, Gerhard Gruber. In un sottotitolo, lo Spiegel sostiene che «proprio il Papa, da arcivescovo di Monaco, non prese sul serio il problema di un violentatore di bambini».

In sostanza, il settimanale pone la questione se Ratzinger abbia visto o meno una «nota» che il suo vice avrebbe fatto pervenire alla sua segreteria nel momento in cui consentì al sacerdote di tornare ad occuparsi anche di bambini finendo poi per abusare di alcuni di questi quando peraltro Ratzinger era già a Roma.

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