Abitare il Tempo a Verona e i Saloni a Milano

Si è chiusa da pochi giorni a Verona la manifestazione dedicata all'arredo «Abitare il Tempo», un evento che si ripete da parecchi anni con alterna fortuna, e diciamo alterna soprattutto per cause che riguardano i momenti economici, la qualità espressa, l'importanza delle adesioni.
Nata come una rassegna del classico, forse la sua missione più indovinata, pian piano si aperta all'arredo in ogni sua merceologia e arricchendosi per la verità con tutta una serie di mostre collaterali, costose, fumose e affidate più o meno sempre alle stesse mani. Oggi la fiera veronese è praticamente un'alternativa a quella di Milano, a quelle un poco in disarmo che si svolgono in Belgio e in Germania, e a quelle di Londra e Parigi. La capitale francese con le attenzioni poste alle due edizioni annuali di Maison & Objet è stata l'unica a riprendere però un suo preciso ruolo internazionale, elegante, prestigioso, di successo, con una frequentazione di un pubblico di professionisti e di abbienti.
Se Verona lamenta la «guerra» con Milano è bene faccia le sue considerazioni. I Saloni lombardi, nell'oggi, e certo non solo a nostro giudizio, sono indiscutibilmente la più importante rassegna mondiale, capace di prevalere nella «guerra» con ogni rivale e per di più non bisognosa di alcun alleato. Inoltre il quadro economico del settore non consente più alle aziende di perdere lavoro in fabbrica per partecipare con disinvoltura alle Fiere più disparate, né ai compratori di volare e dormire in ogni parte con frequenze inaccettabili, e tanto meno non è possibile creare nuovi modelli più di una volta l'anno.

«Abitare il Tempo» secondo noi deve ritrovare una sua identità, deve essere ripensata con nuove collaborazioni, consulenze e direttive, abbandonando l'idea di cercare il successo magari alleandosi con altre Fiere. La creatività e la programmazione fino ad ora espresse non sono sufficienti a darle quel «glamour» che la possa collocare in un posto di rilievo tra le tante manifestazioni.

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