Si cambiava d'abito anche sette volte al giorno, la signora elegante della Belle Époque. E noi oggi possiamo ammirare magnifici esempi del suo raffinato abbigliamento alla mostra «Dalla culla all'altare. Scene di vita femminile della Belle Époque», a cura di Loredana Pessa, Gabriella Campanella e Viviana Troncatti, in corso nelle sale di Palazzo Bianco. Un'iniziativa del Centro Studi Tessuto e Moda - DVJ, che attinge al patrimonio delle collezioni pubbliche genovesi a cui si sono aggiunte di recente nuove donazioni di privati. La rassegna di abiti e accessori femminili spazia dagli anni Ottanta dell'Ottocento al primo decennio del Novecento, quando l'euforia del progresso, delle nuove invenzioni e del rapido cambiamento economico e sociale imprime ritmi più veloci all'esistenza quotidiana della ricca borghesia europea. È l'epoca delle eroine dei romanzi di D'Annunzio, dell'Art Nouveau e dell'Orientalismo.
L'allestimento dei capi esposti ripropone al pubblico il gusto e il modo di vivere di allora attraverso l'individuazione di precisi momenti della vita di ogni giorno: i rapporti sociali, le mondanità, il matrimonio, la nascita di un figlio, tutte occasioni in cui una moda in continua evoluzione, fedele specchio dei tempi, prescrive nei minimi dettagli, dalla testa a i piedi, il tipo di abbigliamento indispensabile alla donna di classe.
Vediamo qualche esempio. L'abito da ballo in raso avorio risalente al 1888-1889, con corpetto steccato e strascico sontuoso, ha la gonna sostenuta e gonfiata sul dietro dall'apposita, voluminosa struttura detta «tournure». Negli anni successivi la silhouette femminile cambia gradualmente fino al assumere la sinuosa linea «a S» di gusto Liberty. Così nel 1894, per il rito civile che precede la cerimonia in chiesa, la sposa indossa un semplice «abito da visita» accollato e senza strascico, in raso di seta color tabacco. Le maniche gonfie allargano le spalle, facendo sembrare la vita più sottile. Linea simile anche per l'abito da sposa del 1898 in crespo di lana e seta color avorio a sottili righe verticali, con corpetto steccato e gonna impreziosita dallo strascico, in cui la dimensione delle spalle è aumentata da tre ordini di alette.
A completare queste e le altre toilette esposte, accessori che costituiscono capolavori di abilità artigianale: dalle scarpine ricamate ai guanti da giorno lunghi in capretto bianco, dall'ombrellino per la pioggia e per il sole in taffetas nero alla borsetta in filo di lino lavorato all'uncinetto, dal ventaglio di seta bianca a quello nero in piume di struzzo con stecche di tartaruga. Non meno interessante è scoprire che cosa si indossava sotto i vestiti. Si vedono esempi di tournure in rete metallica oppure con stecche di balena. Bellissima la biancheria, come i castigati mutandoni per signora di cotone bianco, già moderni perché corti al ginocchio, e i seducenti corsetti completi di reggicalze. Tra le curiosità, un'imbottitura per seno fatta di crine per rendere prosperoso il décolleté, come esigeva il gusto tra Ottocento e Novecento. La rassegna comprende la moda infantile, con piccoli abiti di cotone e di lino, stivaletti e scarpe, camicini ricamati, cuffiette e porte-enfant.
Fino al 26 ottobre 2008 a Genova, Palazzo Bianco, Centro Studi Tessuto e Moda - DVJ. Orario: da martedì a venerdì 9-19, sabato e domenica 10-19, lunedì chiuso. Per informazioni e visite guidate: tel. 010 5572254.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.