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Gli abiti di Michelle fanno guarire l’economia

WashingtonLa principessa Diana andava in mezzo alla gente e faceva stare bene i malati. Michelle Obama quando si presenta in pubblico guarisce l’economia. Il fascino del personaggio che fa miracoli torna alla ribalta con una ricerca pubblicata su Harvard Business Review in cui il professore di finanza David Yermack presenta Michelle Obama come la donna da 2,7 miliardi di dollari. La cifra corrisponde agli incassi di 129 compagnie di abbigliamento. I loro capi sono stati indossati dal novembre 2008 al dicembre 2009 dalla First Lady americana. La cifra è pari a un aumento delle vendite di queste ditte del 2,30%. I marchi d’abbigliamento non usati dalla signora Obama hanno invece registrato un calo dello 0,4%.
Se la First Lady, spiega Yermack, indossa un capo, le azioni o le vendite della compagnia vanno in rialzo perché le gente corre a comprare ciò che Michelle sfoggia. Il fattore Michelle è riconducibile alle scelte d’acquisto della First Lady che evita le griffe costose limitandosi a comprare per se stessa e per le figlie marchi trendy e spigliati tipo Donna Karan, Calvin Klein, J. Crew, Gap o Nina Ricci. Michelle poi non si fa problemi a indossare due volte lo stesso capo. Tre giorni fa, alla presentazione del National Arts and Humanities Youth Program Awards alla Casa Bianca, si è presentata con un vestito di maglina rosa di Calvin Klein in vendita per una sessantina di dollari sia da Basement Filene che da Ross. Il vestito era già stato indossato da Michelle in maggio per ricevere il presidente messicano.
Che la First Lady amasse la semplicità lo si era scoperto fin dal giorno dell’inaugurazione presidenziale quando Obama ha giurato fedeltà alla nazione. Lei (in guanti di pelle verde) e le figlie (con due cappottini) hanno dato una botta di pubblicità tale alla catena J. Crew che il giorno seguente molti negozi del gruppo non avevano più in vendita un cappotto e meno che mai guanti. Su Harvard Business Review il professor Yermack fa il paragone fra Carla Bruni e Michelle. La prima negli appuntamenti ufficiali indossa soltanto abiti di Christian Dior scelti personalmente dal direttore della griffe John Galliano, la seconda invece usa designer da grande magazzino. Non era mai successo prima che una First Lady scuotesse con tanto vigore il settore dell’abbigliamento. Le mogli che hanno preceduto Michelle Obama alla Casa Bianca, ad eccezione di Jackie Kennedy e Nancy Reagan che non disdegnavano affatto l’haute couture, si sono sempre rivolte a designer di medio livello i cui abiti costano dai mille ai cinquemila dollari, cifra chela maggior parte delle donne americane non si può permettere. Sia Hillary Clinton sia Laura Bush, pur non scialacquando denaro in abbigliamento, hanno infatti spesso usato abiti di Oscar della Renta o di Vera Wang.
L’effetto Michelle, dopo una sua comparsa in pubblico con un abito che tutte le impiegate possono andare a comprare, è stato valutato dal professor Yermack 14 milioni di dollari in incassi per il marchio o per la catena dove è stato fatto l’acquisto.
Nell’ottobre 2008, in piena campagna elettorale, Michelle è stata ospite di Tonight Show. Rifiutandosi di commentare i 150mila dollari di abbigliamento spesi dal partito repubblicano per gli abiti di Sara Palin, rivelò che il completo beige che indossava davanti alle telecamere era semplicemente di J. Crew. Così conquistò tutti. E la catena d’abbigliamento ha venduto per mesi l’abito di Michelle, commercializzandolo così, dopo le elezioni: «Questo è quello che ha ottenuto il nostro voto»:

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