Abn, entro un mese la fusione con Barclays

A Piazza Affari frena il titolo Capitalia dopo la corsa di lunedì Analisti incerti su tempi e modi di un eventuale riassetto azionario

da Milano

Sembrano più veloci del previsto i tempi per la nascita della nuova superbanca europea. Secondo le indiscrezioni emerse ieri, Barclays e Abn Amro puntano a raggiungere un accordo sulla fusione delle loro attività entro un mese. Una scadenza potrebbe essere rappresentata dall’assemblea dell’istituto olandese in calendario il prossimo 26 aprile. I punti fondamentali dell’intesa sembrano già fissati: il nuovo istituto avrà sede ad Amsterdam, sarà quotato sia sul mercato britannico sia su quello olandese, il numero uno operativo sarà John Varley, al vertice di Barclays, mentre il presidente sarà scelto da Abn (con tutta probabilità lo stesso Rijkman Groenink, attuale numero uno olandese). I numeri della nuova banca (valore borsistico di 123 milioni di euro, 229mila dipendenti, presenza in 53 Paesi diversi) hanno suscitato reazioni positive da parte degli analisti che hanno premiato entrambi i titoli coinvolti: dopo il lieve calo di ieri Barclays ha guadagnato il 3,69%; continua la corsa anche Abn, dopo il boom di ieri, che ieri ha fatto segnare un più 3,54% attestandosi a quota 31 euro. Per quanto riguarda il prezzo dell’acquisizione, il mercato si aspettano una cifra variabile tra i 31,5 e i 35 euro. In caso di valore medio la banca olandese sarebbe valutata intorno a 63 miliardi di euro. I più cauti sull’evoluzione dei rapporti tra Abn e Barclays sono sembrati gli uomini di Tci, l’hedge fund che per primo ha messo alle strette Groenink, criticato per la strategia e per l’andamento insoddisfacente del titolo. «Il fondo è incoraggiato dagli sviluppi, che potrebbero creare valore per gli azionisti, ma speriamo che l’esclusiva garantita a Barclays non impedisca di prendere in considerazione le eventuali offerte di altre affidabili istituzioni».
Sembrano invece per il momento acquietarsi gli echi italiani della megaoperazione. Dopo la giornata boom di lunedì in cui Capitalia aveva guadagnato a Piazza Affari oltre il 6%, il titolo ha aperto la seduta di ieri di nuovo in rialzo e con guadagni fino al 3%. Con il passare del tempo gli entusiasmi speculativi sembrano essersi calmati e la chiusura è stata praticamente invariata a 6,63 euro (più 0,03%), sia pure con scambi elevati superiori al 2,4% del capitale. In calo anche la gran parte dei titoli come Unicredit (meno 0,09) e Mps (meno 0,63%) che ieri erano saliti sulle attese speculative di possibili aggregazioni con l’istituto romano. In rialzo solo Mediobanca (più 0,25%) che però ha risentito delle giornata positiva di Generali in vista dei conti.
Quanto all’istituto romano gli analisti sono tutti d’accordo che la fusione internazionale è destinata a pesare sul riassetto della sua struttura azionaria. Meno accordo c’è su tempi e modalità dei cambiamenti, viste le numerose variabili in gioco, rappresentate soprattutto dall’atteggiamento che il nuovo supergruppo europeo avrà verso gli investimenti italiani. Quanto a una possibile vendita della quota di Abn, alcune analisi su Capitalia, come quelle di Rasbank e Ing, hanno posto l’accento sulle caratteristiche del patto di sindacato.


Prima di vendere a un altro socio dovrebbe ottenere il gradimento degli altri grandi azionisti dell’istituto, offrendo anche un diritto di prelazione, a loro o a un soggetto da loro indicato. Una trattativa, insomma, ci sarà ma probabilmente la situazione non è ancora matura.

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