Abusi edilizi, non c’è reato per la società di Ligresti

Un palazzo di diciassette piani, tra via De Castilla e via Confalonieri. Un edificio su cui ha indagato a lungo la Procura, sequestrato nel gennaio del 2009 e per il quale erano finiti prima sotto inchiesta e poi a processo cinque tra dirigenti e dipendenti della Im.Co., l’immobiliare del gruppo Ligresti. Ora, a distanza di oltre un anno, arriva la sentenza del Tribunale. Non c’è violazione delle norme urbanistiche. «Il fatto non sussiste», è la formula letta in aula ieri dal giudice Paolo Torti. Assolti, così, il direttore dei lavori, il progettista, il responsabile e due dipendenti della società costruttrice accusati di aver realizzato uno stabile «in assenza di un valido titolo - era scritto nel capo di imputazione -, stante l’illegittimità sia del permesso a costruire del 2006 che della successiva variante edilizia» del 2007. Nei confronti degli imputati, il pm Paola Pirotta aveva chiesto una condanna a tre mesi di carcere e 30 mila euro di multa.
L’immobile era stato sequestrato nel gennaio del 2009 «perché - era la tesi della Procura - la pertinenza degli ultimi due piani dell’opera» - 900 metri quadrati destinati a piscina e centro fitness - avrebbe costituito «un’offesa al territorio e all’equilibrio urbanistico insito nella ultimazione della costruzione in mancanza di un idoneo provvedimento amministrativo». Nei nesi successivi, il Tribunale del Riesame aveva prima confermato il sequestro, poi - sulla scorta di una sentenza negativa della cassazione - l’aveva annullato.

Il pm deciderà se presentare appello dopo la lettura delle motivazioni, che saranno depositate tra 90 giorni. «Cinquanta operai e due progettisti - è il commento dell’avvocato Giuseppe De Santis, uno dei legali delle difese - hanno perso il lavoro a causa di questo sequestro».

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