Cronaca locale

Gli abusivi non mollano: «Rioccupiamo»

La giornata di Macao comincia sotto il sole. I ragazzi escono dalla tende e dai furgoni dove hanno dormito, per dare il via alla terza giornata di occupazione «orizzontale»: non più nella torre ma in via Galvani. Colazione con cornetti offerti da supporter e simpatizzanti e via, si aprono i tavoli di lavoro. Come se nulla fosse il collettivo dell’arte porta avanti indisturbato le attività, mentre infuria il dibattito sulla legittimità dell’occupazione «legalizzata» della strada - il sindaco dopo lo sgombero aveva dato il suo placet -. Il quadro lo fa il vicepresidente del consiglio Riccardo De Corato: «In Via Galvani si stanno consumando una serie di reati, dal blocco del traffico al quello delle linee Atm, ai danni che stanno subendo tutte le attività commerciali come il benzinaio». «Ognuno deve rispettare i propri ruoli - risponde il sindaco - è un problema che dipende dal questore, che deve fare le sue valutazioni. Io ho fatto il mio dovere, ognuno fa le sue scelte. L’importante è che non sia una scelta di violenza». «Noi siamo la tachipirina che deve abbassare la febbre, la cura non spetta a noi - ribatte il questore Alessandro Marangoni -. Via Galvani è un momento che sta vivendola città, qualsiasi valutazione viene fatta insieme all’amministrazione. Non ci sottraiamo alle nostre responsabilità, non andiamo a incancrenire le problematiche ma cerchiamo di risolverle». Il tam tam lanciato dalla rete anche ieri parlava chiaro: «Ci mettiamo la faccia e portiamo anche le tende». Così alle 20 gli allievi del Conservatorio hanno aperto la serata, seguita da jam session, balli e notte all’addiaccio per gli occupanti.
L’impressione, confermata, è che solo la pioggia prevista per domenica libererà via Galvani: la strada è pubblica - la filosofia - e tutti hanno diritto di manifestare. A meno che i lavoratori dell’arte non decidano di spostarsi e di andare a occupare un altro palazzo: «Voglio uno spazio in tempi brevi dove poter continuare il lavoro che si faceva nella torre, la strada è limitante. Poi ragioneremo sull’Ansaldo» il coro dell’assemblea. «Bisogna sempre ascoltare attentamente i giovani ma i giovani devono anche comportarsi da bravi cittadini». Così Macao incassa la comprensione condizionata dell’arcivescovo Angelo Scola. La richiesta di spazi per fare coltura è giusta: «una città come Milano non deve avere problemi di fronte a una richiesta di questo tipo. Siamo una società plurale ovviamente ci vogliono altre strutture e altri mezzi, ma io penso che ci sia da parte della città una disponibilità totale in questo senso». Se mercoledì notte l’assessore alla Cultura Stefano Boeri ha cercato di convincere il collettivo ad accettare la proposta del Comune, convocando un incontro pubblico alle 19 in via Tortona, più tiepido è stato il sindaco: «Io ho fatto una proposta alla città che mi sembrava giusto fare in un’assemblea in cui si stavano discutendo temi di cultura. Non pretendo che la città o parte di essa condivida le mie scelte. Lo spazio è aperto a tutti coloro che vogliono fare cultura, è un segnale importante per la città, uno spazio bello e con una storia». All’Ansaldo ci andremmo volentieri noi» rilancia il presidente del Centro culturale islamico di viale Jenner, Abdel Hamid Shaari.


Ma alla richiesta «urgente» di un consiglio comunale straordinario sulle occupazioni abusive, il sindaco non ha risposto ma si è rifiutato di replicare alle domande dei consiglieri dell’opposizione su Torre Galfa, lasciando l’aula.

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