Facile prendersela con laccidioso. Fannullone, lo chiami. Svogliato. Che cosa risponde? Poco o nulla. Al massimo incurva le spalle. Fa come Ethan Hawke in Giovani, carini e disoccupati, che mette tutto in un messaggio sulla segreteria telefonica: «Siete in linea con linverno del vostro scontento». Ma poi non comincia nessuna tragedia shakespeariana, scatta solo il clic.
Nel mondo iperattivo laccidia è lemarginazione dal regno dei cieli, quello dei dinamici che riescono in tutto, e a fare tutto. Anche se la giornata di ventiquattrore è troppo corta: quella stessa che, per lannoiato, non finisce mai. Anche se è giovane, ha un quoziente intellettivo superiore alla media e una bella laurea in tasca: ma non sa bene come «spenderla», persino spedire un curriculum diventa unimpresa, figuriamoci scegliere. Non sa neppure dove andare in vacanza ma, per fortuna, cè lInterRail: un treno che ti porta in giro per lEuropa, fa tutto da solo. Basta scendere a qualche fermata.
Indifferenza, disgusto per la vita, ozio da snob: laccidia infastidisce anche il vocabolario. Una parola sfuggente che indica una massa un po grigia, quella di chi non ha voglia, di chi (secondo lorigine greca del termine) non ha cura del bene. E non sa che farsene del lavoro, della carriera, dello studio, ma non sa che farsene neppure del tempo inerte: una sigaretta sul divano, un po di zapping, lo sguardo fisso sulla casella di posta elettronica o sullo schermo del cellulare, in attesa di un bip. Un vizio che è protagonista della rassegna «I sette peccati capitali», in programma a Lodi da oggi al 20 maggio: racconti, spettacoli e qualche antidoto.
Perché laccidia colpisce a tutte le età: il burocrate del ministero, il ventenne che ciondola per strada e vivacchia sulle spalle dei genitori, il trentenne che non se ne va di casa o, se lo fa, continua a vivere come gli adolescenti di Santa Maradona, i pensionati che fissano il cantiere e commentano ogni progresso (o regresso) dei lavori in corso. È labulico protagonista di Indecision, il romanzo che ha portato al successo Benjamin Kunkel e che racconta lindecisione cronica: così poco romantica che - forse - per curarla basta inghiottire una pillola.
È «o famo strano?» di Ivano in Viaggi di nozze, che nessuna trasgressione lo può soddisfare: «Arriva a un intorpidimento totale perché ha provato e consumato già tutto - racconta lattore Carlo Verdone, che sarà a Lodi venerdì - Lui e Jessica sono una coppia ridotta a zero». Coppie da «amori freddi», come li definisce il sessuologo Marco Rossi: «Non hanno interesse per il presente e non progettano per il futuro - spiega il conduttore del programma di Mtv Loveline - Così noia e distacco subentrano alla passione». Un problema che, per il sessuologo, colpisce «almeno la metà delle coppie». È un vizio che affascina, ma senza esagerare. Lo scrittore architetto Gianni Biondillo non ama «la sfiga snob», la decadenza che si compiace di sé: «Perché sprecare lesistenza è il peggiore dei peccati». E lelogio dellozio può diventare pericoloso: «Alberto Sordi è stato un campione dei fannulloni, allinizio della carriera - ricorda Verdone - Ma chi ha cercato di imitarlo ha fatto un disastro. Oggi per gli accidiosi non cè spazio: sono a rischio di depressione». Non cè spazio per i pigri anche secondo il sanguigno Massimo Fini ma, per lui, lozio non è peccato: «Oggi laccidia è una risorsa contro lo stress e leccesso del fare». Un ozio intelligente alla latina, non la furbizia di chi scarica sugli altri. «In fondo - aggiunge Fini - è una condizione naturale: Adamo, nel paradiso terrestre, non faceva nulla».
La dolce vita è una lama a doppio taglio ed è, anche, molto italiana: «Quando ero in Francia - racconta Haim Baharier, lo studioso di ermeneutica biblica - il far niente era diventato mitico. Quarantanni fa pensavamo al cinema, a Forte dei Marmi, a Roma. Sono arrivato in Italia e ho incontrato un altro far niente: quello delle aziende dove, di fronte a una direttiva, scatta una sorta di resistenza passiva».
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