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Gli accordi fondamentali tra credito e aziende per il rilancio del sistema

Molti i nodi da sciogliere nel sistema bancario meridionale. Lo sottolinea su Dossier, Giuseppe Castagna - uno dei nomi più prestigiosi del mondo finanziario campano - direttore generale del Banco di Napoli, il più antico istituto di credito italiano che, alla fine del Duemila, ha conosciuto uno dei passaggi più travagliati della sua secolare storia.
Una stagione amara, contrassegnata da perdite patrimoniali, ricapitalizzazioni e gestioni inefficienti, chiusa con la fusione con Banca Intesa nel 2006. A detta di molti, un finale penalizzante per la società civile meridionale. Ma non per Castagna, che ha invece portato in porto, tutte le fasi di rilancio dell'istituto.
«Oggi - dice a Dossier - il rapporto di fiducia, consolidato in questi anni con le imprese, trova pochi uguali anche nel passato. Il Banco di Napoli è diventato un punto di riferimento per il sistema produttivo della Campania e del Sud. Grazie anche alla grande attenzione del gruppo Intesa Sanpaolo alle economie dei diversi territori italiani, senza distinzione di latitudine. Lo dimostrano i 26,7 miliardi di euro di impieghi, nelle quattro regioni meridionali dove il Banco - la più grande banca del Sud - è presente, vicina alle famiglie, alle imprese e al tessuto economico, soprattutto, in un momento, come l'attuale, di particolare difficoltà. Una testimonianza concreta dell'attenzione dedicata all'economia delle nostre regioni e allo sviluppo delle aziende che vi operano. Uno dei nostri punti di forza - conclude - è quello di stare accanto alle imprese e agli imprenditori del territorio.

A riguardo, abbiamo firmato accordi con Confindustria, proprio per aiutare le piccole e medie imprese , favorendone l'internazionalizzazione, la crescita del capitale umano, la patrimonializzazione, la sostenibilità ambientale e l'innovazione».

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