Accordo su Pomigliano La Fiom resta isolata: referendum in fabbrica

San Gennaro ci ha messo lo zampino e così ieri sera, quando sembrava che il destino di Pomigliano fosse ormai segnato, ecco prendere corpo e concretizzarsi l’accordo separato sul piano Fiat per lo sviluppo dello stabilimento alle porte di Napoli. Tutti d’accordo, eccetto la Fiom («siamo di fronte a un ricatto: si chiede la cancellazione di diritti e deroghe al contratto», il duro commento del neo segretario generale Maurizio Landini) che però ha preso tempo fino a lunedì per decidere sul da farsi, alla riorganizzazione della fabbrica attraverso investimenti per 700 milioni che permetteranno di adeguare le linee alla produzione della futura Fiat Panda. Ora l’ipotesi di intesa sarà sottoposta al giudizio dei lavoratori. A questo punto spetterà a loro l’ultima parola: accettare i punti sottoscritti da Fim, Uilm, Fismic e Ugl, sconfessando in questo modo la Fiom Cgil; rispondere picche, che equivarrebbe a fare harahiri.
«Aderiamo al piano presentato da Fiat in quanto non possiamo permetterci di perdere un investimento strategico per il gruppo», ha dichiarato il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, a cui ha fatto eco il leader della Fim, Giuseppe Farina: «Siamo abbastanza soddisfatti perché abbiamo messo una pietra concreta per lo sviluppo di Pomigliano».
E mentre da Torino, dopo le dure parole di Sergio Marchionne («o l’accordo o si chiude»), viene sottolineato «l’apprezzamento per le adesioni ricevute», rammentando però che l’applicabilità dell’intesa dipende dall’esito del referendum tra gli operai, anche Palazzo Chigi tira un sospiro di sollievo. A parlare è il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: «La firma di Fim, Uilm, Fismic e Ugl all’accordo per accompagnare gli investimenti di Fiat a Pomigliano, con una maggiore produttività, incoraggia a ritenere che la grande maggioranza delle organizzazioni sindacali dei lavoratori è in grado di sostenere la crescita e l’occupazione negoziando decisioni responsabili. Rimane la speranza che la Fiom rifletta sul proprio autoisolamento e concorra a dare a questo stabilimento l’unica prospettiva possibile». Emergono intanto alcuni particolari sulla lunga trattativa di Roma tra azienda e sindacati. Durante il confronto, la delegazione del Lingotto guidata da Paolo Rebaudengo avrebbe messo la Fiom davanti al fatto compiuto: «Qualora la situazione individuata con Fim, Uilm, Fismic e Ugl non risultasse praticabile, la responsabilità del mancato investimento a Pomigliano ricadrebbe tutta su di voi». Nel documento uscito dalla riunione di ieri, sul quale si esprimeranno i 5.200 dipendenti napoletani, l’unica e più rilevante novità, per quanto riguarda le parti più critiche della proposta Fiat, è che il giudizio su eventuali sanzioni che dovessero discendere per i lavoratori dal mancato rispetto dell’intesa sarà sottoposto alla valutazione di una commissione paritetica azienda-sindacati.
«Abbiamo aderito - ha commentato Roberto Di Maulo (Fismic) - come atto di responsabilità nei confronti di un grande impianto del Sud». «È un accordo importante che permette di salvaguardare il posto di lavoro di 15-16mila addetti», ha aggiunto, da Torino, il segretario della Fismic piemontese Vincenzo Aragona. «Ora tocca a noi riconquistare quello che abbiamo ereditato dai nostri padri - ha osservato Gerardo Giannone, del consiglio di fabbrica - è nostro compito garantire il primo diritto della persona: quello di lavorare». Tra i 5.200 lavoratori dello stabilimento di Pomigliano le rappresentanze sindacali numericamente più forti sono quelle che ieri sera hanno aderito al documento del Lingotto, ovvero Fismic, Fim-Cisl e Uilm. La Fiom-Cgil è davanti solo a Ugl, Cobas e Cisal.
Tra oggi e domani saranno fissate le date delle assemblee interne e del referendum, che potrebbe svolgersi a metà della prossima settimana.

Un appello alle tute blu, in proposito, viene rivolto da Giovanni Sgambati, segretario campano della Uilm: «Dovranno votare con senso di responsabilità. Noi non potevamo fare diversamente. Abbiamo detto sì per il bene di tutti».

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