Acerra - Un intoppo che rischia di andarsi a infilare, con conseguenze imprevedibili, nella road map che dovrebbe portare a tamponare l’emergenza rifiuti in Campania. Perché tutto - sia nel vecchio piano del prefetto Alessandro Pansa che nel nuovo del supercommissario Gianni De Gennaro - ruota intorno a un presupposto: che entro la fine di quest’anno divenga operativo il termovalorizzatore di Acerra, bloccato dallo scandalo a un passo dall’ultimazione. Si tratta di un passaggio che in realtà non è affatto scontato.
Per avviare il completamento dell’impianto è stata infatti necessaria una nuova gara d’appalto. Ma a questa gara non si è, finora, presentato nessuno. Il termine scadeva il 31 dicembre, poi - visto che nessuno si era fatto avanti - è stato prorogato al 28 gennaio. «Manifestazioni di interesse» erano state formulate da due imprese: l’Asm di Brescia e la francese Veolia, un colosso dello smaltimento dei rifiuti. Ma ad oggi, quando mancano dieci giorni alla scadenza dei termini, nessuna domanda è stata ufficialmente depositata. E non è detto che lo sia.
Perché? Da Brescia, Asm dice che ci sta ancora pensando. Più illuminante è quanto spiega Andrea Ramonda, direttore commerciale di Veolia in Italia: «La decisione la prenderemo solo il 24, in una riunione a Parigi. Ma è chiaro che per affrontare un appalto da un miliardo di euro come quello di Acerra questi tempi sono incredibilmente stretti. Ed è chiaro anche che per dare la nostra disponibilità servirebbero delle garanzie che ancora non sappiamo se verranno date. I problemi tecnici sappiamo di poterli affrontare, anche perché abbiamo visto Acerra e ci siamo resi conto che si tratta, checché se ne dica, di un impianto di alto livello, uno dei più avanzati d’Europa. Accusare Acerra di essere un impianto obsoleto e nocivo è, tecnicamente, un’eresia. Invece quello che ci preoccupa sono i problemi politici che sono sotto gli occhi di tutti».
Per esempio? «Ci sarà una percentuale di rifiuti che non potranno venire inceneriti nel termovalorizzatore. Si parla di circa 700mila tonnellate l’anno. Dove le mettiamo? In una discarica, ci dicono.
Ma quale, e dove? Che garanzie abbiamo che al primo corteo di protesta la discarica non venga chiusa? Il nostro incubo è quello di ritrovarci con questa montagna di rifiuti sulla groppa. E non abbiamo nessun motivo di affrontare rischi illogici. Chiaro?».Chiaro. E alla scadenza della gara mancano solo dieci giorni.
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