Cronaca locale

Aci, la lista esclusa diffida il ministro Brambilla

"Dimettetevi, altrimenti vi denunciamo". "No, adesso avete esagerato, siamo noi a denunciare voi". Volano gli stracci di nuovo, nel mondo automobilistico milanese

«Dimettetevi, altrimenti vi denunciamo» «No, adesso avete esagerato, siamo noi a denunciare voi». Volano gli stracci di nuovo, nel mondo automobilistico milanese. Il lungo braccio di ferro tra il gruppo dirigente dell’Automobile Club e la «cordata» rivale si arricchisce di una nuova puntata: proprio mentre vive settimane decisive la partita più importante sul tavolo dell’Aci, quella relativa al futuro del gran premio di Monza. Mentre Roma - con in testa il sindaco Gianni Alemanno - tenta di insidiare il primato del circuito brianzolo, portando all’Eur il grande circo di Bernie Ecclestone, a Milano tra le diverse anime del sodalizio si rischia di passare alle carte bollate.
A innescare la nuova puntata della polemica è «Lista per la trasparenza», il gruppo che l’anno scorso venne escluso dalle elezioni per i vertici dell’Aci milanese, lasciando aperta la strada alla vittoria dell’unica lista residua, che ha insediato nove rappresentanti nel consiglio dell’Aci. Ma proprio la composizione del consiglio viene presa di mira oggi dagli esclusi: una legge del 2010 limita a un massimo di cinque i membri degli enti pubblici. Pertanto a Milano ce ne sarebbero tre di troppo (uno si è dimesso nel frattempo). Morale: nella lettera vengono concessi quindici giorni di tempo per azzerare il consiglio, poi si passerà alla denunce alla magistratura. Destinatari della diffida, non solo gli otto consiglieri (Enrico Radaelli, Michele Nappi, Gian Galeazzo Monarca, Eros Maggioni, Bruno Longoni, Antonino Junior La Russa detto «Geronino», Simon Paolo Buongiardino e Massimiliano Ermolli) ma anche il presidente dell’Aci nazionale, Enrico Gelpi, e persino il ministro del turismo Maria Vittoria Brambilla, entrambi «colpevoli», secondo l’esposto, di non avere costretto i milanesi a rispettare le regole.
Ad aggravare la faccenda, secondo la «Lista» guidata da Iacopo Bini Smaghi, ci sarebbero le delibere che il consiglio «illegittimo» ha nel frattempo assunto: come quella che ha nominato i vertici della Sias, la società che gestisce l’autodromo di Monza. Ma la risposta dei vertici dell’Automobile Club milanese è a brutto muso: «Abbiamo sempre operato – si legge nella nota dell’Ac Milano – nella consapevolezza di rispettare le leggi e le procedure vigenti. É curioso constatare che chi, invece, ha agito illegittimamente, al punto di essere stato escluso dalle elezioni per il rinnovo delle cariche sociali dell’ente e non riammesso, anche dopo un ricorso d’urgenza al Tar, continui a praticare, con esercizi difficili, lacunosi e diffamatori, la pratica dello sparare nel mucchio. Un modo di agire che espone ingenerosamente l’Ac Milano ad attacchi gratuiti che non merita. L’occasione è però propizia per sottolineare ancora una volta che i membri del Consiglio Direttivo dell’Ac Milano non percepiscono alcun compenso e occupano questa posizione, non perché nominati o prescelti, ma in seguito a regolari democratiche elezioni, cui avevano diritto di voto tutti gli iscritti all’ente».
Scontro frontale, come si vede.

Con la prospettiva, ormai tutt’altro che irrealistica, che a decidere chi deve comandare nel mondo delle quattroruote meneghino, e guidarlo nella battaglia decisiva con i rivali romani, debba essere la magistratura.

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