Cronaca locale

Adda Danza compie 10 anni con nuove storie sulle note

Dal 4 al 26 giugno nove compagnie di ballo si alternano su due palcoscenici sull’acqua al Castello Visconteo e alla Centrale dell’Enel Si apre con le coreografie caraibiche di Gelabert

Miriam D’Ambrosio

È la decima stagione per «Adda Danza», festival nazionale e internazionale dedicato al mondo di Tersicore, «che non è certo il più promosso tra le arti sceniche», come ricorda Fiorenzo Grassi, direttore organizzativo del Festival MilanOltre. La suggestione dei luoghi è cornice fondamentale per raccontare le storie e i sentimenti con i corpi e le note. E così Trezzo d’Adda offre per il secondo anno i suoi due palcoscenici sull’acqua, il Castello Visconteo immerso nel verde e la Centrale Idroelettrica Taccani, «esempio di rara bellezza di architettura liberty, un posto affascinante costruito nel 1906 - dice Roberto Milanesi, sindaco di Trezzo - con un salone che ha una buona acustica».
Due spazi diversi ad accogliere le nove compagnie di danza che animano le sere tra la primavera e l’estate (4-26 giugno). Ad aprire è una storica compagnia spagnola, quella fondata negli anni Ottanta da Cesc Gelabert e Lydia Azzopardi, che arriva a Trezzo (il 4 giugno), nella Centrale dell’Enel, con «8421» (musiche di Sostakovic) e «Viene regando flores», coreografia che segue i ritmi della rumba, del bolero e di altre danze caraibiche. La sera successiva Gelabert, «architetto coreografo che lavora molto sulle geometrie», puntualizza Grassi, propone un’altra prima nazionale con «Pssit!! Pssit!!», omaggio al musicista Erik Satie, e «Caravan», altalena tra soul e jazz.
Dopo gli ospiti internazionali, sempre previsti in questo festival coraggioso che dal 1996 ha accolto centoventi spettacoli e che predilige la danza e coreografia contemporanea italiana, arriva la compagnia torinese «Teatro Nuovo» con «Piccoli capolavori». Quattro pezzi differenti, passi pensati da quattro diversi coreografi: Renato Zanella (su musiche di Bach), Jacopo Godani, Joseph Fontano e Mats Ek con le sue musiche popolari svedesi. Protagonista Pompea Santoro, che ha danzato per dieci anni interpretando le coreografie di Ek.
«Le Mura» (11 giugno) è il primo dei due spettacoli al Castello. Progetto itinerante voluto da Roberto Cocconi della compagnia «Arearea», una danza che crea una relazione stretta fra pubblico e ambiente, un abbraccio totale. Ancora un percorso per il secondo e ultimo appuntamento al Castello con «2, rue de Pommes», cammino dedicato ai «Frammenti di un discorso amoroso» di Roland Barthes.
Alla Centrale arriva il sogno, il volo fantastico del milanese Tino Schepis con «Aquarius», la danza della giovane coreografa Martina La Ragione con Tir danza, e Giorgio Rossi con «Alma», danza ispirata alle parole di Neruda, Merini, Pavese e dello stesso Rossi, coreografo e autore. «Ci sono dei ritorni e dei nuovi ingressi - dice Grassi -, sono presenti le ultime generazioni che propongono un recupero della tradizione rispettata ma rivisitata. Ogni anno si offre un panorama completo e aggiornato della danza italiana in questo festival piuttosto insolito».
Gli ultimi appuntamenti sono con Corte Sconta (19 giugno), compagnia lombarda che dedica il suo «Maggio» all’amore, ai suoi fraintendimenti, al disorientamento che provoca, evocato dai passi dei ballerini, uomini e donne che Laura Balis, coreografa e drammaturga, ha immaginato prigionieri e liberi in una stanza abitata dal vento. Il Balletto Teatro di Torino porta in scena «Caravaggio», opera ispirata alla vita interiore del pittore, fatta di fughe, violenza, passione, morte. Danzatori chiusi in una scatola nera, scolpiti dalla monocromia delle luci, intensa, drammatica, come i quadri di Merisi. A chiudere, il 24 e il 25 giugno, c’è il Balletto del Sud, compagnia del Salento, che propone «Il lago dei cigni» e «Shéhérazade», in una rilettura né classica né accademica. Questo festival curato dall’associazione MilanOltre, promossa dalla Provincia di Milano e dal polo culturale «Adda e dintorni», è «accompagnato» da «Extravaganti», festival del teatro di strada nato a Pozzo d’Adda.

Un accostamento significativo tra danza, mimo, clown, acrobazia, universale linguaggio del corpo.

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