È scomparso ieri, a 72 anni, sconfitto da un male contro cui aveva lottato a lungo, con coraggio e ostinazione, Floriano Bodini, uno dei più significativi scultori italiani, noto tra laltro per aver realizzato il Monumento a Paolo VI e la grande statua di Santa Brigida nella Basilica di San Pietro in Vaticano.
Nato a Gemonio (Varese) nel 1933, Bodini è stato essenzialmente uno scultore espressionista. Al di là dei vari momenti del suo percorso (la stagione neo-romanica degli esordi, il realismo esistenziale, la recente stagione monumentale) era espressionista il suo modo di concepire larte: attento soprattutto al dolore degli uomini, e ben deciso a esprimerlo, appunto. E non importa se lesito dellespressione era urlante, urtante, urticante, comunque estraneo ai canoni riconosciuti della bellezza. Apparentemente anticlassica, lopera di Bodini era in realtà alimentata da un colloquio continuo con la storia dellarte, dal romanico al gotico al barocco. Del resto aveva respirato arte fin da bambino. I suoi nonni materni appartenevano alla famiglia dei Mascioni, antichi costruttori di organi musicali, tra cui quello del Duomo di Milano.
In tempo di guerra era sfollato nella loro casa di Azio, in Val Cuvia: un ex convento francescano, a cui era annessa una chiesa del 600. Latmosfera di quel luogo, popolato da statue barocche e della Controriforma, laveva influenzato profondamente, suggerendogli unidea di arte come comunicazione diretta e visionaria, come racconto religioso e saga popolare.
Bodini aveva poi compiuto gli studi al liceo artistico e allaccademia di Brera, sotto la guida di Marchini, Usellini, Gino Moro, Carpi. Durante il servizio militare era stato a Roma, traendone anche lì suggestioni sacrali e allucinate. «Ricordo Papa Pacelli sulla sedia gestatoria, che ha ispirato alcune mie opere. Ricordo il cardinal Micara, allinaugurazione di una chiesa: muoveva la bocca senza suoni, come un pesce, avvolto nella veste amplissima, ricca di ornamenti...».
Tornato a Milano, nei tardi anni 50 aveva fatto parte, con Romagnoni, Guerreschi, Ferroni, Vaglieri, Ceretti, del realismo esistenziale: un realismo drammatico e volutamente sgradevole, venato appunto di esistenzialismo.
Nascono in questi anni alcune sue figure velenose e indimenticabili, seguite da immagini sinistre di pontefici e vescovi. Bodini ne indaga la dignità maestosa, e ne deduce, foscolianamente, che è intrisa di colpe.
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