Addio a Leo Chiosso, il duro che ispirò Buscaglione

È morto l’autore di «Che notte» e «Whisky facile» ma anche di brani per Mina e di show come «Canzonissima»

Antonio Lodetti

«Che botte quella notte/mi ricordo di 6 mascelle rotte/ho un sinistro da un quintale ed il destro ti dirò/solo un altro ce l’ha uguale ma l’ho messo ko». È una strofa di Che notte, di un’Italia «ammerigana» a ritmo swing e popolata di duri di cartapesta portata sul palco da Fred Buscaglione e orchestrata nell’ombra da Leo Chiosso. Chiosso che se n’è andato la scorsa notte, a 86 anni, nel suo Piemonte, portando con sé un pezzo di storia della canzone d’autore italiana. Cominciano insieme lui e Ferdinando Buscaglione, ragazzone che gira in bicicletta col frak e suona il violino nei tabarin; Chiosso ex pugile, nazionale di rugby e instancabile frequentatore di night club. Li unisce il ginnasio, la povertà e poi il jazz, l’ironia, la vita notturna, la voglia di dissacrare. Da un lato i club raffinati dove si balla con le sofisticate melodie del maestro Cinico Angelini; dall’altra i locali come La tavernetta dove «un Buscaglione con i calzoni alla Ridolini o alla Mario Soldati che gli arrivavano sotto le ascelle - come scriveva Chiosso - partì con il violino per la sua grande avventura». Chiosso comincia a scrivere canzoni sul ritmo dei romanzi polizieschi che divora. Nascono così classici come Che bambola (il loro primo successo del ’56, quasi un milione di copie vendute), Eri piccola così, Il dritto di Chicago, Whisky facile ma prima Porfirio Villarosa e Teresa non sparare, che Chiosso definì «la prima visione femminista di un personaggio maschile nella storia della musica italiana». La sua fonte d’ispirazione è il mito americano alla casereccia, ma soprattutto i romanzi come Bulli e pupe. «Cercavamo di imitare gli americani - diceva - ma solo dopo aver letto quel romanzo trovammo la giusta strada. Fu Fred a capire che mentre in quei libri si parlava delle pupe e dei gangster noi dovevamo pensare alle commesse della Standa: Così nacque Che bambola».
Due duri alla «boia fauss» insomma, che abitano l’uno di fronte all’altro ed escono sul balcone per consultarsi su testi e musiche: uno fischietta una melodia, l’altro butta giù le parole in rima. E poi notti brave a non finire sognando una Chicago spaccona fino allo schianto che - il 3 febbraio 1960 - porta via il mitico Fred tra le lamiere fumanti della sua Ford Thunderbird rosa. Il loro testamento in coppia è il film Noi duri, con Buscaglione e Totò, sceneggiato da Chiosso stesso che scrive anche la colonna sonora. Chiosso non ha mai dimenticato l’amico ma non ha neppure mai smesso di mettere la sua fantasia al servizio della musica, della tv, del cinema. Scrive belle canzoni per tutti i big: ha lavorato con Macario, Bramieri, Rascel, scritto Love in Portofino per Johnny Dorelli e Parole parole parole per Mina, Torpedo blu per Gaber e successi per la Vanoni, Peppino Di Capri, il Quartetto Cetra passando per il repertorio dialettale piemontese di Gipo Farassino (Sangon Blues e Matilde Pellissero).

Talento onnivoro e versatile, Chiosso ha debuttato in tv con La tintarella di Gino Bramieri firmando tra l’altro la contestata Canzonissima di Dario Fo e Franca Rame. Si definiva anche «l’inventore del giallo-rosa tv» grazie a Le avventure di Laura Storm interpretate da Lauretta Masiero.

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