Addio a Moira Shearer: fu star soltanto per «Scarpette rosse»

L’attrice inglese dai capelli rossi danzava come solista al Royal Ballett quando nel ’48 interpretò il film mito di una carriera conclusa nel 1962

Maurizio Cabona

Sui titoli di testa di Scarpette rosse di Powell & Pressburger (1948), il suo nome figurava dopo quello di Anton Walbrook e di Marius Goring. Eppure oggi questo classico del cinema evoca soprattutto le danze, il volto sbarazzino e la chioma incendiata di rosso di Moira Shearer.
Allora aveva ventidue anni; ieri, compiuti gli ottanta, è morta a Oxford, dopo aver chiuso da oltre quaranta la carriera sullo schermo, limitata a I racconti di Hoffman, a Storia di tre amori di Vincente Minnelli (1953), a L’uomo che amava le rosse di Harold French (1954), a L’occhio che uccide di Powell & Pressburger (1959) e a Le ballet de Paris di Terence Young (1962). Scarpette rosse è un film caro a Martin Scorsese, Francis Ford Coppola e a Brian De Palma. Ma è a Bertrand Tavernier e a Thierry Frémaux che si deve, con la Cineteca di Lione, il suo restauro la sua imminente uscita in dvd. In Italia il film esiste solo in vhs, per merito di Tullio Kezich e della sua collana (M&R) e sarebbe bello se qualche tv - rinunciando a una caccia agli ascolti da troppi praticata - gli chiedesse di presentarlo, prima di mandarlo in onda...
Figlia di Harold V. King, direttore del suono nell’industria cinematografica inglese negli anni Trenta, Moira aveva cominciato a ballare a sei anni, studiando con Nicholas Legat alla Sadler’s Wells School ed entrando nel Sadler’s Wells Ballet, ora Royal Ballet, fino a diventare solista. Il suo primo ruolo importante da prima ballerina era stato, nel 1946, ne La bella addormentata alla Royal House Opera, seguita dal Lago dei cigni e da Coppelia. Proprio nel 1946 Michael Powell vide in lei la protagonista del suo nuovo film, Scarpette rosse. Dapprima Moira rifiutò. La convinse Ninette De Valois, fondatrice e direttrice del Sadler's Ballet, che era certa che il film avrebbe reclamizzato la sua compagnia negli Stati Uniti.
Ma non fu l’argomento che usò con la Shearer. Powell aveva un debole per le rosse di capelli. Durante le riprese dell’altro suo capolavoro, Duello a Berlino (1943), aveva assediato un’altra promettente ventenne, Deborah Kerr. Nemmeno la Shearer aveva però una passione per Powell: finito il film, tornò al Covent Garden per continuare la sua carriera di ballerina.

Ma «fata volentem ducunt, nolentem trahunt», proprio come le scarpette rosse della fiaba di Andersen trascinano la ballerina spossata. Senza volere, la Shearer era ormai una delle attrici britanniche più famose. E l’accoglienza era stata ottima anche negli Stati Uniti. Come spesso succede, nella sua perdifia Ninette De Valois aveva avuto ragione.

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