Un addio sceneggiato da tempo

Giù la maschera onorevole Fini. Il suo addio al Pdl era già scritto e programmato. Nessuna espulsione. Non è stato Berlusconi e neppure questo giornale a mandarlo via. Non sono stati i suoi ex colonnelli di An. La fuga dal partito è tutta farina del suo sacco. Ci stava pensando da tempo, ne aveva parlato anche con i vertici del Pd, cercava solo l’occasione, il casus belli, una Sarajevo e alla fine l’ha trovata.
La prova arriva da un testimone inaspettato. È l’ex direttore dell’Unità Concita De Gregorio a spogliare il presidente della Camera, togliendogli quell’aria da vittima sacrificale. Racconta: «Un altissimissimo dirigente del Pd mi disse: A noi nel Lazio ci conviene perdere per rafforzare Fini che ha la Polverini come unica candidata in questa tornata elettorale. Se lei vince, Fini si sgancerà da Berlusconi».
Queste cose Concita le ha raccontate al Tilt di Pisa, l’assemblea nazionale dei precari. Ha svelato tutta la strategia del Pd, il sacrificio elettorale di Emma Bonino e le strategie per indebolire Berlusconi usando come grimaldello lo strappo con Fini. Chi è la fonte della De Gregorio? Sembra che «l’altissimissimo» abbia i baffi e vada spesso in barca.

Uno, insomma, che di certe scosse se ne intende. La vittoria della Polverini arriva prima del famoso «che fai mi cacci?» e il cognato di Fini viveva ancora beato a Montecarlo. L’addio di Gianfranco viene da lontano. Ed era già tutto scritto e sceneggiato.

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