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Adele, goffa antistar da un record dopo l'altro

La cantante domina le classifiche mondiali: ecco la risposta al fenomeno Lady Gaga. Nel nuovo millennio nessuno in alto come lei. Che è rimasta la pasticciona di sempre...

Adele, goffa antistar da un record dopo l'altro

I numeri, qui contano i numeri. Adele è la vera numero uno dell’anno e bye bye Lady Gaga e Beyoncé, che in mezzo mondo sguazzano altissime in classifica ma manco se li sognano i record di quest’inglesona che vive ancora in casa con mammà. Dunque, breve riassunto: il suo secondo cd intitolato come i suoi anni, e cioè 21, negli Stati Uniti ha trascorso dodici settimane in testa proprio come nel 1999 Supernatural di Carlos Santana, con la sola differenza che oggi i dischi ormai mediamente sopravvivono quanto una falena d’estate. È l’artista inglese che negli ultimi venti anni è stata più a lungo al numero uno negli States, battendo anche il George Michael di Faith. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, Adele è lì lì per raggiungere nientepopodimeno che The Wall dei Pink Floyd, quindici settimane in testa, anno di grazia 1980, due ere discografiche fa.
A casa sua, poi: 21 è tornato in testa dopo essersi velocemente scrollato di dosso 4 di Beyoncé e al terzo posto della classifica c’è l’album precedente di Adele, che anche questo si intitola come i suoi anni (di allora), ossia 19, ed è in classifica da 122 settimane, una roba che neppure Coldplay e U2 messi insieme. «Mi sento come una bambina in un negozio di caramelle» ha appena detto lei con la golosità di chi scopre sempre nuova musica e soprattutto se ne frega delle convenzioni. Tanto per dire, mentre Lady Gaga a 25 anni si è fatta più lifting di Ornella Muti e sembra già un abuso edilizio, lei sfila orgogliosa con la sua taglia 46, è apparsa senza imbarazzi in una puntata di Ugly Betty, ha un look che Susan Boyle al confronto era un’elegantona, segue la stessa dieta della Sora Lella e di fashion assistent neppure l’ombra. Però è un toccasana perché avercene di talenti così grandi con la vita così normale, niente autodistruzione, niente abbonamento ai pusher, solo – si fa per dire – un bel vocione soul, di quel soul barricato nel pop e meno rotondo di quello americano, più ruvido, persino nebbioso. Perciò piace ovunque, Italia compresa dove da febbraio è nella top ten. E piace a tutti, persino agli snobboni vecchio stile, quelli che se non sei stato adorato abbastanza dal New Yorker neppure ti filano: e difatti Patti Smith, una che ha smesso di aggiornarsi nel 1980, non si è fatta problemi a cantare dal vivo il suo ultimo singolo Rolling in the deep, che è a dir poco splendido tanto è apparentemente semplice e armoniosamente arrangiato. Insomma, se ha venduto dicesi dodici milioni di copie dal 2007, negli States è l’unica con Eminem ad esser entrata nel Million club (più di un milione di album digitali venduti) e solo con Rolling in the deep ha scatenato quattro milioni e trecentomila download significa che piano piano, partendo da zero e senza neppure uno schiacciasassi discografico alle spalle, Adele Laurie Blue Adkins (il cognome non lo usa perché «mi fa schifo»), nata a Tottenham nel giorno di Pentecoste del 1988, è pronta a diventare la regina. In fondo, ha fatto tutta da sola. A quattordici anni si è iscritta alla celebre Brit School di Croydon, poi ha piazzato qualche brano su Myspace che è piaciuto subito. Tempo pochi mesi e alla porta s’è trovata un manager della XL Recordings con il contratto in una mano e la biro nell’altra. È arrivata più o meno al tempo di Amy Winehouse e di Duffy, sapete sull’onda del nu soul, ma lei ha resistito fin qua. Sarà merito del carattere, bello tosto. E anche del destino perché quando non si conosce il padre e per di più si pensa «di non aver perso nulla senza di lui», ci si abitua in fretta a fare della propria vita un «one man show» nel quale essere anche produttore, coreografo, arrangiatore e, se c’è bisogno, pure cameriere e spazzino. Certo, non brilla per intuito psicologico: il suo ex fidanzato ha minacciato di chiederle una percentuale di diritti d’autore perché, per scrivere le canzoni di 21, Adele è stata ispirata dal dolore per la loro separazione: un po’ come se Hitler chiedesse le royalties a Primo Levi. Un ometto. In ogni caso Adele, che appena ha potuto si è comprata una bella casa a Notting Hill ma poi è subito tornata dalla mamma perché «non sono capace di organizzarmi, mi avevano tagliato il telefono e bloccato la carta di credito», è una stella controtendenza e difficilmente la vedrete con il tanga sulla spiaggia di Miami o riceverete un suo tweet sul vostro smartphone.

La sua strada, ecco, è quella, riveduta e corretta, della E&E, Etta James ed Ella Fitzgerald, due lady che la musica e basta, meglio se con i piedi per terra e la voce che si alza fin lassù senza accorgersi quasi di tutti i record che ha sbriciolato, qui giù tra noi.

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