La strada verso un eventuale ricongiungimento familiare per la cosiddetta “famiglia del bosco” di Palmoli, in provincia di Chieti, si fa ancora più lunga. Il Tribunale per i Minorenni dell’Aquila ha infatti disposto accertamenti sullo stato psichico dei genitori, Nathan Trevallion e Catherine, ordinando nuove perizie approfondite su tutta la famiglia. L’ordinanza, anticipata dal Tg1 Rai, allunga inevitabilmente i tempi per una possibile modifica o revoca del provvedimento che ha portato all’allontanamento dei tre figli.
Come riportato dal Corriere della Sera, i bambini resteranno nella struttura protetta ancora per diverso tempo. La perito incaricata dal Tribunale, Simona Ceccoli, avrà quattro mesi per completare un quadro complessivo della situazione familiare. Oltre alle valutazioni psicologiche, i giudici hanno rilevato anche la mancanza di documentazione relativa alle modifiche dell’abitazione in cui la famiglia viveva. Nel frattempo, resta aperta l’ipotesi di un pranzo di Natale insieme, sempre sotto la supervisione degli assistenti sociali: giovedì 25 dicembre il padre potrà recarsi alla casa famiglia di Vasto per incontrare moglie e figli.
Già ieri era emerso come il percorso giudiziario sarebbe stato complesso e articolato, fatto di udienze, audizioni e confronti. I legali della coppia anglo-australiana, Marco Femminella e Danila Solinas, avevano espresso perplessità sulle posizioni dei magistrati, mentre dalla sentenza con cui è stato respinto il reclamo erano affiorati nuovi dettagli critici: dalla “deprivazione della socialità” alla “mancanza di cure” nei confronti dei minori. I bambini dovranno essere ascoltati nuovamente, questa volta – hanno chiarito i giudici – al riparo da possibili condizionamenti genitoriali.
Nel provvedimento dell’Appello, giudici, curatrice e tutrice concordano nel rimettere ogni decisione definitiva al Tribunale per i Minorenni dell’Aquila. La curatrice ha riconosciuto “segnali di cambiamento” nei genitori, ma ha sottolineato la necessità di verificare in modo rigoroso la reale idoneità del contesto familiare alle esigenze dei figli. I giudici invitano la coppia ad abbattere il “muro di diffidenza” costruito nei mesi di confronto con i servizi sociali, lasciando aperta la possibilità di un riavvicinamento graduale.
Per ora, la madre continua a vedere i figli tre volte al giorno nella casa famiglia dove è ospitata, mentre il padre ha due visite settimanali. Gli assistenti sociali proseguono il monitoraggio, soprattutto sul benessere fisico e psichico dei bambini, che all’ingresso nella struttura presentavano condizioni definite “a rischio”.
La situazione sanitaria appare oggi migliorata, ma restano forti criticità sul fronte educativo: la figlia maggiore, di otto anni, non sa leggere né scrivere, nonostante precedenti certificazioni scolastiche. Un nodo che, insieme agli accertamenti disposti, sarà centrale nelle prossime decisioni dei giudici.