Adelina e i City Angels di notte sui marciapiedi per salvare le lucciole

Un’ex schiava con i baschi blu: «Aiutiamo le prostitute a denunciare gli sfruttatori»

Adelina e i City Angels di notte sui marciapiedi per salvare le lucciole

Con un coltello le squarciarono la gamba, poi gettarono del sale sulla ferita. «Prova a fuggire adesso», gridarono i suoi sfruttatori lanciandola fuori dall’auto in corsa. Adelina s’è rialzata. Ha fatto arrestare cinquanta aguzzini, un’intera organizzazione. Adesso percorre al contrario quella via crucis fatta di minacce, botte e sesso in cambio di soldi. Accolta dai carabinieri,grazie a don Oreste Benzi ha conosciuto il senso della fede. Con lui è tornata in strada, sulla riviera romagnola, ma a distribuire volantini e recuperare vite umane. «Come me fino a 7 anni fa, non sanno cosa sia la libertà».
Senza il sacerdote, la missione continua. Da ieri notte sui marciapiedi di Milano Adelina Alma Sejdini, albanese, ha dei nuovi compagni di viaggio. I City Angels la scortano lungo viale Abruzzi. Il fondatore dei volontari dai baschi blu, Mario Furlan, spiega la nuova sfida. «Vogliamo salvare le prostitute, offriamo ospitalità in un centro d’accoglienza segreto. Non è facile, ci proveremo con un presidio costante nel quartiere in cui il fenomeno è più radicato, per poi spostarci in base alle emergenze». Adelina ha fretta di iniziare: si avvicina alle lucciole, in mano l’acqua santa della Madonna di Lourdes. «Serve per benedirle». Le prime sono due romene, 24 e 26 anni, «in servizio» sullo spartitraffico. «Chi sono i vostri protettori? Sapete che se denunciate tutto alle forze dell’ordine potete ricevere aiuto, ricominciare con un lavoro pulito o l’università?». La risposta è silenzio, al massimo «ci penseremo». Due minuti dopo una di loro sale su un’auto che accosta e riparte sgommando. «Il primo contatto c’è stato, è un lavoro lungo, l’importante è dimostrare che quando avranno la forza di spezzare le catene, noi ci saremo - Adelina sprona gli «angeli» -. Dobbiamo preoccuparci soprattutto delle più giovani». Infatti sono molte le minorenni alle fermate del bus. Ma aspettano altro. Come la ragazza mora che dice di avere 18 anni e ne dimostra 16, classica «divisa» con giubbotto e stivali bianchi, anche lei viene dall’Est. Dialoga con i volontari, sembra sul punto di salire sul pullman dei City Angels, poi ci ripensa. «Ho paura». Un’auto scura continua a girare attorno all’isolato, l’uomo al volante maneggia un telefonino. In un attimo spuntano altre tre macchine. Dai finestrini volano insulti. «Se diamo fastidio, allora vuol dire che stiamo facendo bene il nostro lavoro. Domani avvertirò la polizia, non si sa mai», commenta Furlan.
La nottata prosegue. Tappa ai «gazebo delle cinesi». Arrivate a gruppi. Con loro, però, è complicato comunicare. Pure una chiacchierata con una delle rare donne che passeggia ancora «per scelta», proprio sotto un motel.

Siciliana, di mezza età, accompagnata da un napoletano. «Lo faccio per campare, sennò chi arriva a fine mese?». Niente a che vedere con l’incubo quotidiano delle schiave del racket. Tutto sommato, pensa Adelina, sarà meglio conservare l’acqua santa.

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