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Adesso la serie B ha paura «Stanno spaccando l’Italia»

Ruggeri vede scenari apocalittici. Corioni: «Una separazione premeditata». E i club di A hanno già fissato la prima assemblea «indipendente»

Franco Ordine

Galliani e Giraudo fanno sul serio o provano solo a spaventare la serie B? La risposta all’interrogativo del giorno, seguito al grande strappo di giovedì 7 luglio, data in cui serie A e serie B, riunite in assemblea plenaria, si prendono a pesci in faccia e proclamano chiusa la loro convivenza, è tutta concentrata nella convocazione di un’assemblea straordinaria della serie A (appuntamento lunedì 18 luglio) per la revoca o modifica degli accordi con la B. E se non bastasse il gesto che è il segno politico di voler tirare dritto verso la scissione, ecco le parole di Maurizio Zamparini, patron del Palermo e in pectore consigliere delegato della Lega. «La situazione è completamente ingovernabile, il gruppo della B conta più della A a livello di numero di voti e questo è inammissibile» sentenzia Zamparini. È una filippica contro gli ex colleghi, i sodali di un tempo che pretendono non soltanto la rata di 100 milioni di euro sotto forma di mutualità ma reclamano persino un posto da vice-presidente vicario. Galliani e Giraudo fanno sul serio, allora. Lo ribadisce Zamparini che è il vero falco del terzetto, capace, come i rappresentanti di Juventus e Milan, di alzarsi in piedi ed abbandonare il tavolo delle trattative sbattendo la porta.
Eppure c’è chi si sbraccia per far sapere che c’è ancora il tempo per salire sul treno in partenza verso la scissione. È il caso di Pietro Franza, presidente del Messina, una vita in serie B e perciò sensibile ai problemi economici della categoria. Il suo intervento, più che una ricostruzione, sembra un appello a non consumare lo strappo fino all’ultimo atto. Detta: «La scelta di andare verso una Premier league non andava fatta ieri ma sono convinto che la serie B ha ancora la possibilità di tornare indietro. Qualcuno ha pensato ai soliti giochini, invece facevano tutti sul serio. Non solo. Ma adesso Fiorentina e Palermo hanno preso a ragionare da grandi club, quindi le medie-piccole squadre di A in pratica non esistono più».
«La spaccatura era premeditata» è invece l’accusa di Gino Corioni, presidente del Brescia, neo-retrocesso. Sarà anche così ma da ieri è cambiata la musica tra i presidenti di serie B che hanno voglia di tornare indietro e ricucire lo strappo. Come testimonia Ivan Ruggeri, presidente super-contestato dell’Atalanta il quale disegna scenari apocalittici, «si rischia di spaccare il calcio e l’Italia» arriva a dettare sapendo invece che non accade nulla sul piano organizzativo e tecnico. Cambiano solo le cifre per la serie B che si ritrova a dover vivere di mezzi propri e non contando invece sullo stipendio passatogli dalla serie A. Cellino, del Cagliari, la pensa in modo opposto.

«Benedetta separazione, così sistemiamo i conti e impediamo al Perugia, per esempio, di pagare un calciatore quanto una società di A senza riuscire nemmeno a farsi promuovere» è il suo affondo che sotterra ogni proposito di mediazione.

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