«Adozioni, non si sceglie il colore della pelle»

Dalle cifre ufficiali emerge una realtà: le coppie italiane preferiscono adottare bambini con la pelle chiara. Meglio se biondi e con gli occhi azzurri. Ma questa selezione, giusta o sbagliata che sia, sembra avere i giorni contati. Tempo due o tre settimane e le Sezioni unite della Cassazione emetteranno una sentenza che influenzerà tutte le future decisioni dei tribunali di merito che concedono alle coppie il patentino per adottare un bambino straniero. Un assaggio di quanto diranno i supremi giudici lo ha già offerto il procuratore generale. Ieri ha detto la sua senza giri di parole: le coppie non possono scegliere come al supermercato. Se vogliono adottare un bambino devono accettare anche quelli di pelle nera oppure di etnia diversa da quella europea. Niente esclusioni che puzzano di razzismo.
La presa di posizione ha ovviamente fatto esultare il presidente dell’Associazione amici dei bambini che aveva presentato l’esposto alla Suprema corte. «Siamo profondamente soddisfatti della posizione assunta dalla Procura della Cassazione che afferma che ogni bambino è uguale all’altro: la razza non può essere un elemento di discriminazione ed esclusione» dice Marco Griffini. «La Suprema corte - aggiunge - sta delineando una importante cultura dei diritti dei minori che, a volte, va anche oltre, in senso positivo, a quanto stabilito dalle norme». Insomma, secondo l’associazione, il razzismo non deve entrare neppure dalla porta di servizio se tratta di bambini. Ma si può davvero parlare di razzismo, quando una coppia chiede ai giudici dei minori il permesso di accogliere in casa un bambino ucraino o russo oppure è più una sorta di identificazione anche epidermica tra i genitori adottivi e il nuovo arrivato? Le storie personali delle coppie sono molteplici e delicate come quella, per esempio, che ha scatenato l’indignazione del Pg. Messi sotto accusa dalle loro «preferenze etniche» sono un uomo e una donna siciliani. Generosi. Disposti ad accogliere non uno ma due orfani e per di più già grandicelli, fino ai cinque anni. Non fanno distinzione di sesso né di religione purché siano sani (non in condizione di ritardo evolutivo) non scuri o di etnie diverse da quelle europee. Richieste terrificanti o peggio razziste? No, secondo il Tribunale dei minori di Catania che ha accettato le condizioni e ha dichiarato i coniugi «idonei all’adozione di bambini che presentino le caratteristiche risultanti dalla motivazione». La decisione dei giudici di merito, però, non è piaciuta all’Aibi che ha fatto ricorso contro i cosiddetti decreti di adozione vincolati a qualche motivo di esclusione verso determinati bambini. Il tribunale di Catania, infatti, non è l’unico ad aver interpretato la legge sulle adozioni in modo «benevolo». In passato succedeva spesso. A fare da apripista fu il Tribunale per i minori di Ancona. Dieci anni fa accolse le richieste di genitori che non volevano bimbi dalla pelle scura. «Questa tendenza si era fermata ma ora è ripresa - precisa Griffini - per questo abbiamo voluto sollecitare l’intervento della Suprema corte, che si è fatta sentire, affinché dichiarasse l’illegittimità dei decreti di adozione internazionale che contengono elementi di esclusione razziale». In realtà la sentenza della Suprema corte non avrà ripercussioni sul caso di Catania ma stabilirà soltanto un orientamento giurisprudenziale. Che i tribunali dei minori saranno comunque costretti a seguire in futuro. Del resto, in Italia il lavoro ai giudici non manca quando si parla di adozioni internazionali. Ogni anno le coppie italiane accolgono circa quattromila orfani stranieri. Provengono in particolare da Russia, Ucraina, Colombia, Etiopia e Brasile, a riprova che la scelta delle famiglie si orientano verso piccoli di carnagione chiara, quando addirittura non biondi e con gli occhi azzurri. Il maggior numero di adozioni spetta ancora al Centro-Nord, ma lo scorso anno sono avvenuti significativi cambiamenti.

Le coppie lombarde che hanno adottato un bambino straniero, per esempio, sono passate dal 22,5% del 2008 al 18,8% del 2009 (-3,7%), mentre le coppie nel meridione (comprese le isole) passano dal 24,8% del 2008 al 28,2% del 2009 (+3,6%). I maggiori incrementi si registrano in Calabria, Molise e Basilicata.

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