A driano è sceso dallaereo quando gli altri entravano in campo, è arrivato a San Siro quando gli altri avevano già segnato 5 gol, si è seduto nei pressi di Moratti, lunico che non lo abbia guardato storto, ed è uscito dallo stadio come un fuggiasco o come uno sprinter di successo. No, Adriano non è il ragazzino che ha combinato la solita marachella. Ormai questa storia può raccontarla solo Moratti, che poi è il primo che gli mette la marmellata sotto gli occhi invitandolo a prenderla e a fuggire. Adriano sta diventando il devastatore di spogliatoio, più che il devastatore darea. Ieri Mancini, dopo aver provato varie difese dufficio, si è limitato a dargli lappuntamento: «Avremo tanto tempo per parlare». Veron e la squadra sono stati più espliciti, puntando il fucile: «Ehi ragazzone, ci hai mancato di rispetto». E non erano belle facce. Ora toccherà davvero a Mancini: dalla sua capacità di recuperare lintesa di spogliatoio, di dimostarre al brasiliano che il tempo delle bizze è abbondantemente scaduto, dipenderà parte del futuro di questa stagione.
Peccato che Adriano somigli sempre più al Ronaldo fuggitivo e sempre meno allAdriano imperatore, quello che doveva diventare licona interista, luomo immagine, quello che ha appena firmato un rinnovo di contratto con cachet doro per sentirsi più coccolato ed apprezzato. Lanno scorso qualcuno gli gridò «mercenario!» dopo un derby. Ieri a San Siro circolava una battuta: i tifosi sono andati allaeroporto per rimettere Adriano su un aereo e rispedirlo in Brasile. Piccole crepe che possono diventare voragini. Ieri lInter ha dimostrato che può segnare e vincere anche senza Adriano, soprattutto quellAdriano degli ultimi tempi.
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